Rieccoci nel fatidico ramo nuovo, stavolta muniti di tutto il necessario ed anche del superfluo… cinque sacchi di materiali in tutto, tra roba da scavo e generi di conforto, neanche andassimo a meno mille… in più, il pesantissimo palanchino da un metro e mezzo…. non si sa mai. Vista la scarsa profondità alla quale si trova la zona delle operazioni, e la ristrettezza dei luoghi, abbiamo optato per una discesa in scala; siamo in tre, Giusto, Kubo ed il sottoscritto… con qualche acrobazia raggiungiamo le salette e la fessura. Il fumo della sigaretta sparisce fulmineo, risucchiato nell’ignoto, e ciò, assieme alle innumerevoli pietre gettate nel vuoto sottostante (si sa che gli speleo, in fondo, sono dei bambinoni) stimola i miei compagni ad iniziare con fervore quello che si rivelerà uno scavo assai impegnativo in quanto effettuato quasi completamente nella calcite, orrido materiale refrattario o quasi alla maggior parte dei mezzi di disostruzione normalmente utilizzati.
Dopo un primo parziale successo, ci ritroviamo a scavare a mazza e punta per circa sei ore di seguito, con qualche sosta per thè caldo e Plumcake (si, ci siamo portati anche il fornello). E’ bello essere ancora insieme, dopo tanti anni, a fare speleologia… non bisognerebbe mai dimenticare che la strada da percorrere, molto spesso, è importante quanto la meta. Smazzettando sudiamo parecchio, ed in qualche momento ci coglie lo sconforto, ma alla fine, forti di una pressochè inesauribile scorta di costosissimi accumulatori, riusciamo ad avere la meglio sul malefico pertugio grazie soprattutto al perforatore Hilti utilizzato come mini-demolitore: un apparecchio bestiale, che più volte rischiamo di fondere…
Il varco è aperto ed accessibile! Si pianta un fix di partenza, fraz veloce su foro in lama, e Giusto parte con la corda da 40… io lo seguo a ruota. Kubo attende all’imbocco, documentando fotograficamente i nostri contorcimenti. Sbuchiamo su un bel pozzone concrezionato a sezione ovale, raggiungendo in breve il fondo 22 metri piu in basso. Bell’ambiente, ma chiude drasticamente. E l’aria??? Risaliamo controllando attentamente le pareti, ma l’unica prosecuzione trovata (un gran fessurone facilmente allargabile che dà su un vano parallelo per ora irraggiungibile) non sembra avere circolazione alcuna. Giusto arrampica al di sopra dell’imbocco del pozzo, ed attraverso un pertugio nel soffitto raggiungiamo un’ulteriore saletta dove l’aria c’è, ma nella direzione sbagliata… mistero. La stanchezza si fa sentire, sono ormai le sei del pomeriggio. Decidiamo che, per oggi, possiamo accontentarci, e con non poche difficoltà ripercorriamo in salita la malefica strettoia disarmando e raggiungendo l’ormai infreddolito Kubone. Il successivo trasporto di tutti i materiali sino all’esterno è l’ultimo sforzo, prima di raggiungere il Land ed infine il magazzino per la meritatissima birretta di fine uscita!
E la Grotta CONTINUA … :-)
Bell’articolo e belle foto…..peccato solo non aver condiviso questa faticosa giornata…..speriamo porti alla ricompensa delle vostre fatiche….e comunque…GRANDI Muliiiiiii ✊