Torri – Scalpellini: non c’è due senza tre…

Ultimamente il tempo era clemente, e ne ho ampiamente approfittato per battere zona qua e là sull’altipiano. Oggi sono a Slivia, con Ajka ovviamente, ad esaminare quella che si direbbe proprio una faglia… TOH?!? …non mi risulta sia mai stata segnalata su alcuna pubblicazione o carta, e l’orientamento NNE la rende oltremodo succulenta. Ravano meticolosamente in un paio di belle dolinette geologicamente assai maltrattate, ma senza risultati. Passeggio sul fondo della spaccatura stessa, come su di un sentiero, ed inizio a notare qualche bancone di calcite… ecco addirittura l’ingresso di un vero e proprio laminatoio lungo tre o quattro metri, con tanto di concrezioni… ma non c’è aria: si vede chiaramente che chiude, ed è soltanto il relitto di una grotta oramai disintegrata da tempo. Poco più in là trovo un forellino con aria… lo esamino a lungo col fumo della cicca… a tratti l’aria entra, poi fuoriesce, pigramente… si potrebbe anche siglarlo, ma decido che non mi convince. Giornata fiacca, penso, però il tempo è bellissimo ed anche il cane gongola… ciò mi consola ampiamente. Faccio ancora due passi, e cosa vedo?

SL5 - ingresso

Un plateale sprofondamento, orlato da muschio umidiccio, che fa da contorno ad un meraviglioso buco nero: manca solo un cartello con la dicitura “Qui grotta inesplorata” per completare il quadretto. Dopo averci infilato la testa sino a rimanere sepolto dallo zaino, mi rialzo e mi libero dai fardelli, iniziando a sparpagliare roba su tutto il karren. Ajka, che è una vecchia volpe, riconosce le manovre e si mette comoda.

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Non ho previsto escursioni sotterranee, dato che si trattava di una semplice battuta di zona, e quindi non ho con me nè la tuta nè il caschetto… Mi infilo giusto per provare a vedere quanto è largo” dico a me stesso (mento sapendo di mentire…). Sento che potrei anche passare, ma quei due spuntoni mi stanno assassinando le costole… esco e recupero la mazzetta: un paio di colpi ben assestati ed il problema è risolto. Smuovo e recupero qualche pietrone. Ora l’ingresso è bello comodo (speleologicamente parlando, è ovvio) e sarebbe un delitto non collaudarlo… mi tolgo i calzoni e li lascio all’esterno assieme al resto, per avere addosso almeno un indumento pulito e decente al ritorno. Eh, già… ritornerò? Realizzo che nessuno, in effetti, sa dove mi trovo… poi decido che Ajka è più che sufficiente per guidare i soccorritori sino alla mia salma. Entro quindi, abbigliato in “superpippo” (MAI nome fu più azzeccato…) e frontale. Stranissima sensazione, mi sembra un ibrido tra un’impresa giovanile di Casteret ed un pigiama party… senza tuta e caschetto mi sento veramente NUDO. Mi lascio scivolare lungo i detriti e mi ritrovo quasi subito in una bassa e larga galleria, assai concrezionata, che sembra continuare… dimentico istantaneamente il mio abbigliamento ed inizio a gattonare su di un pavimento vergine di terra e pietre. Più avanti il soffitto si abbassa, ma oramai sono entrato in modalità esplorativa e me ne sbatto del terriccio che penetra ovunque mentre forzo per passare… pochi metri più avanti, però, è necessario scavare, e non ho con me ciò che serve. Un onorevole ritirata si impone, sicchè mi dirigo verso l’uscita godendomi gli scorci di concrezioni e ragionando sul fatto che, visto l’orientamento e la posizione della grotta (per non parlare della faglia sulla quale sono situati tutti gli ingressi) questo è con tutta evidenza un ulteriore tratto del sistema Torri-Scalpellini, a nord di quest’ultima. Una volta giunto all’esterno, Ajka mi annusa meticolosamente per assicurarsi che tutto sia al suo posto, poi approva stampandomi una terrificante leccata sull’occhio. Fotografo l’ingresso, lo siglo, e siamo pronti per tornare a casa. Evito la via più diretta, come sempre, e mi aggiro tra i karren più impestati: mossa saggia, in quanto poco prima di raggiungere la macchina individuo e siglo un’altro sprofondamento con aria, abbastanza interessante… giornata proficua!

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