“Si torna in Firn o chiudiamo la partita in Pal Piccolo prima che arrivi il brutto tempo?!?” Risposte col ciclostile: questo week end non ce la faccio, io non posso etc etc. Capita. Fato. Io rimango l’unico disponibile per domenica 16 ottobre assieme ad un meteo stabile anche se fresco e ventoso. Michele prima dice che il week end dovrebbe andare a far ferrate poi all’ultimo, nel tardo pomeriggio di sabato: colpo di scena!!! Mi telefona e mi fa: “Beh Kubo allora domani andiamo in Mickeno Ratapalz a finire il rilievo?!?” Fatta! Siamo in due, ma è sufficiente a chiudere la partita, unico neo dobbiamo improvvisare i pochi materiali che ci servono, ma risolviamo brillantemente io con piastre e moschettoni, lui con corda e sacco per il pozzo iniziale.
L’indomani alle 07.00 sono a Contovello e partiamo alla volta del Pal. Alle 09.00 siamo sul passo di Monte Croce Carnico e scesi dall’auto ci fiondiamo nel ristorante per colazionare: giornata splendida, ma fa un freddo boia!!! Comunque sia, dopo la meritata brioche e cappuccino usciamo, prepariamo gli zaini e via su per il sentiero. Michele sfoggia un fantastico zaino Lowe comprato d’occasione, peccato solamente sia un modello femminile di uno stupendo color fucsia! Mi dico: I am not the only gay in the village (Little Britain insegna)! E via di corsa per scaldarsi un pochino.
Cinquantacinque minuti dopo siamo all’imbocco, il vento qui non pesta e ci concediamo un meritato riposino al sole, merendino e cambio d’abito: stavolta entrambi abbiamo il sottotuta in pile pesante, memori delle ghiacciate prese nelle sedute di rilievo precedenti! Eheheh: errare humanum est, perseverare diabolicum! Michele inizia ad armare ostentando orgoglioso il nuovo croll preso dopo il trauma subito in Firn appena un mese addietro: io me la rido solo a ripensare all’episodio eroico, c’est la vie!
Entriamo alle 11.30 notando aria in entrata e grotta asciutta senza neve alcuna. Procediamo con calma verso la “sala collettori” e raggiungiamo il punto da cui iniziare a connettere i 2 tronconi della galleria bassa già rilevati. Tiro fuori il quaderno di rilievo, consegno il Distox a Michele e inizio a scarabocchiare. L’altro accende il Distox, punta e spara raggi laser come uno jedi in guerre stellari, poi con faccia stupita mi fa: “il Distox spara misure akazzo”! Silenzio. Lo guardo sornione e gli rispondo di non scherzare. Lo jedi insiste “Non sto scherzando! Guarda!” e mi fa vedere … Con orrore constato che ha ragione. E mò?!? “Le batterie sono cariche!?” chiedo e lui “Certo! Nuove di stecca!”.
Lampo di genio: “Spegni e riaccendi!” gli dico. Michele sorride intelligentemente, rimira con orgoglio la sua spada laser e schiaccia il pulsante on/off. Lo rischiaccia e … Niente. Tace anche il jedi stavolta. Io lo osservo sempre più in apprensione poi lo presso di domande: e allora?! Che succede?!? Ma non è possibile che sia partito così! Cribbio!!!! Michele è frenetico … Schiaccia, rischiaccia … Scuote … Si dipinge in volto un grosso punto interrogativo poi sconsolato mi fa: “Non va … non va piú … È morto”.
Io inizio ad imprecare sempre più pesantemente all’indirizzo della sfiga e della tecnologia avversa mentre Michele percependo il mio stato alterato riprende a schiacciare convulsamente il pulsante on/off. Ad un tratto il miracolo: la spada laser riprende vita ed è perfettamente funzionante. Facciamo un paio di battute di verifica: tutto regolare. Alzo gli occhi al soffitto della galleria e ringrazio in silenzio l’Altissimo.
Si va. Una battuta, due, tre sempre accompagnate dall’immancabile “ritual”: metri, direzione, inclinazione, larghezza, altezza e schizzo in matita sul quaderno. Congiungiamo i due tratti già rilevati incontrando i due capisaldi precedentemente tracciati e proseguiamo con le prosecuzioni laterali: sx in alto ramo ascendente e uno, e due e tre. Camino: e su! Ramo discendente a dx e uno e due e giù. Infine pozzetto a ridosso della fana terminale: è finitaaaaa!
Non rimane che uscire disarmando gli spezzoni di corda lasciati precedentemente. Tutto liscio a parte un anello inox che non ne vuol sapere di togliersi: il fix si mette a girare, io impreco e cerco di tensionarlo, ma niente da fare. La filettatura è spannata e neanche il bullone esce. Mi incazzo: sforzo il possibile e chiamo a me il baldo jedi che con l’uso della “forza” utilizza anche massi sparsi per colpire l’attacco ribelle: nulla da fare, il fix con il beneamato anello sono passati dal lato oscuro e infine ci tocca lasciarli al loro destino, non prima però di averli schiantati a “pietrate”. Pura ritorsione e capriccio infantile: o con noi o contro di noi! Muoia Sansone con tutti i Filistei! Tiè!
Nel frattempo Michele continua imperterrito a scattar foto: ecco Kubo fermo un attimo … Così … Ecco un’altra … Aspetta un pò più in là … Ancora una … Ecco … Perfetta … Bella bella. Ancora una per la sezione della galleria … Bene … Via! E dopo un paio di secondi REPETE: fermo … Ecco … Gira la testa …. Un pò di più … Un pò di meno … Etc. etc. Tutti abbiamo peccato, tutti dobbiamo espiare le nostre colpe: in silenzio. Decido pertanto di espiare le mie e taccio, pago di avere delle belle foto a testimonianza della mia via crucis. Sono le 16.30 e raggiungiamo i nostri sacchi personali concedendoci un ultimo spuntino veloce a base di Gran Toblerone Reale e scatoletta di tonno spalmabile (max 50% !!!): orrore!!! Ripassiamo un’ultima volta in Sala Marcinelle e alle 17.30 siamo fuori con gli ultimi raggi di sole. Foto ricordo, ci si cambia e via.
Alle 19.00 siamo di ritorno sul Passo stancucci e infreddoliti col rilievo finito e il materiale disarmato. Non resistiamo ad un’ultima cena al ristorante a base di un superlativo minestrone di verdure bollente, tiramisù e birrino. Ci guardiamo soddisfatti: anche questa è fatta. Sviluppo lineare finale superiore al km, quello planimetrico di poco inferiore. Stavolta la Grotta NON continua: Pal Piccolo GAME OVER. Si ritorna a casa. È stata una bella avventura, insperata, proficua, aspettando la prossima: se possibile ancora più bella!