Oggi sveglia alle 7, per cercare a tutti i costi di terminare il rilievo: con ovvio entusiasmo io e Kubo lasciamo il tepore dell’esterno per godere dell’ennesima giornata polare col 100% di umidità. Edox, Phil e Fede danno una mano a smontare il campo, poi si avviano verso valle con zaini che oscillano tra i 15 ed i 30 kg. Celly e Toni rimangono ad attenderci, sistemando le ultime cose.
Dopo aver rilevato, scendendola, la nuova scorciatoia, ci inoltriamo nelle gallerie basse continuando a buttar giù cifre e schizzi a cottimo. Giunti finalmente ad un’estremità guardiamo l’ora e capiamo che la battaglia è inutile: si dovrà per forza tornare un’ultima volta per finire il rilievo di tutti i rametti laterali e congiungere la poligonale dal lato opposto. Optiamo quindi per un’onorevole ritirata, visto anche che Kubo non ha per niente una bella cera… portiamo all’esterno i materiali superflui e raggiungiamo Celly e Toni intorno alle 15. Si mangia e si preparano gli zaini, ramazzando qua e là tutto ciò che è stato dimenticato (più o meno volutamente…) dagli altri. Galeotta fu la funivia all’andata, e così ci ritroviamo con degli zaini a dir poco scandalosi, sia per il peso (viaggiamo tutti attorno ai 37-38kg) che da un punto di vista puramente estetico!
Celly modello One-Man-Band cerca di sollevarsi in piedi ma il primo round lo vince lo zaino e lo vediamo annaspare con le zampine per aria, simpatico coleottero in difficoltà. Toni ha due zaini, uno in schiena e l’altro davanti, al quale è fissato il pesantissimo tavolino da campeggio ed orpelli vari un po’ dovunque: un vero e proprio clochard formato famiglia, con tanto di cappellone di feltro nonostante il sole impietoso.
Loro due partono per primi. Io aspetto Kubo, che oltre allo zaino Himlayano sfoggia con classe un saccone condominiale ricolmo di varie immondizie, bagaglio ideale per lunghe passeggiate in montagna su terreno insidioso. Io non appena riesco dopo un paio di tentativi ad indossare e sollevare il mio, capisco subito di aver stabilito un nuovo record personale e mi avvio mestamente sulle rocce traballanti del canalone iniziale, puntellandomi su bastoncini innaturalmente arcuati. Inutile dire che il ritorno è stato un delirio, in particolare per Toni che incontreremo più e più volte lungo il percorso visto che ha deciso, dopo un paio di cadute, di trasportare i suoi zaini uno per volta alternativamente su tratti di qualche centinaio di metri. Nonostante tutto, chi prima e chi dopo finiamo per raggiungere tutti il passo ed il relativo ristorante dove, distrutti ma non domi, brindiamo alla felice conclusione dell’ennesima avventura!