Rieccoci a SG23 armati di tutto punto. Stavolta siamo io, Toni, Baden e Fabiute, con la fedele Ajka all’esterno. Aggredisco la fessura con malcelato odio, già sapendo che le cose andranno per le lunghe… forse esagero un pochettino, e così nel giro di tre ore avanzo di un metro abbondante, lunghezza che potrebbe sembrare quasi inadeguata al tempo impiegato se non fosse che stavolta, complice la presenza di provvidenziali fratture, non ho prodotto il solito scomodo cunicolo ma un’inquietante galleria ad altezza uomo e larga mezzo metro… un’inedito per il sottoscritto, abituato a creare passaggi più adatti al transito di una tenia che di uno speleologo di medie dimensioni! Avendo finalmente raggiunto la famosa curva, riusciamo anche se con qualche difficoltà a buttare l’occhio al di là del nuovo restringimento… scopriamo così che la frattura prosegue stretta ancora per un paio di metri per poi allargarsi in un vano di discrete dimensioni e quindi restringersi di nuovo perdendosi in lontananza… notevole! La stanzetta in cui abbiamo sistemato i materiali di risulta si è notevolmente ridotta, ma sembra poter ospitare ancora parecchio detrito; decidiamo quindi di tornare ancora una volta (lo sapevo, cazzo… lo sapevo…). Uscendo, il cunicolo ci spara un faccia una cascata d’aria, continua e costante come sempre: strano, penso… mi rendo conto solo adesso che nel meandro in cui stiamo lavorando, unica prosecuzione visibile, la corrente d’aria era quasi inesistente…