- “Potle, allora questo week end il meteo tiene … anzi sembra ottimo … che ti va di fare?”
- “Mah Kubo … io vorrei chiudere il capitolo Pal … abbiamo ancora quel paio di cosette sospese …”
- “Fatta, dopo passiamo da Pippo a recuperare Distox, mazzetta e piede di porco …”
- La sera un ultimo whatsup di Potle: “Domani confermato ore 07.30 in park a Prosecco … viene anche Janez!”
Sabato mattina la giornata è perfetta, cielo terso e sole: finalmente! In parcheggio trovo Potle e Janez, grandi sorrisi e zaini alla mano buttiamo tutto nel baule della mia auto e partiamo. Mentre guido, Potle spiega dove abbiamo intenzione di andare. Sono passati 2 anni esatti da quando abbiamo scoperto un paio di cavità ad est dell’Abisso Taiada in mezzo a mughere impenetrabili, poi un temporale ci aveva riportati a valle anzitempo e la rottura della clavicola di Potle la settimana successiva aveva cristallizzato tutto per mesi. Gianni conosce la zona, ha già rilevato altre grotte nei pressi , ma è curioso di vedere di cosa stiamo parlando. Ridiamo pensando all’inferno delle mughere che ci aspetta e ci fermiamo per il cappuccino “ritual” in un bar diverso dal solito lungo la statale.
Alle 09.30 iniziamo a camminare partendo dalla solita casa cantoniera sul tornante. Temperatura fresca, ma il sole picchia. CI sgraniamo sul sentiero. In 40 minuti scarsi siamo alla cappella del vecchio cimitero militare. Potle scatta nel bosco “a sentimento” convinto di poter aggirare le mughere salendo dal versante sud, sicuro di rintracciare qualche vecchia mulattiera militare italiana. La fortuna lo premia e dopo una decina di minuti imbocchiamo una traccia di sentiero: è un percorso dolce e costante e saliamo con una vista aperta sulle cave di marmo sottostanti. Dopo un’altra mezz’ora siamo nei pressi della zona “incriminata”: convinti di aver pescato la “matta” dal mazzo, felici, decidiamo di abbandonare la mulattiera sgombra e comoda per inoltrarci nei mughi e karren. Dopo neanche 10 minuti capiamo che non abbiamo pescato alcuna “matta”: Potle insiste sulla navigazione “strumentale” confidando nelle posizioni che aveva fissato sul suo Garmin 2 anni fa, io invece “leggo” il panorama cercando di trovare similitudini con quanto visto in fase “esplorativa”. Comincio a riconoscere un paio di karren mentre Potle insiste a dire di trovarsi sopra uno dei 2 buchi, che però non vede … Gianni conferma che siamo proprio nella zona che loro avevano “scantonato” post scoperte vicino al Taiada.
Io spiego a Potle che dobbiamo cercare di raggiungere la vallecola che si apre “davanti” a noi di circa una cinquantina di metri poi da lì, dietro alla piccola cima, ci dovrebbe essere la prima delle due grotte. Potle incredulo annuisce e proviamo a raggiungere la vallecola. Primo scontro frontale fra le mughere e i 3 caballeros: 0-1. Vinciamo noi, raggiungiamo la vallecola e ci fermiamo a mangiare: è ora! Tempo 10 minuti scarsi e i miei 2 compari si rigettano nelle mughere circostanti, io li lascio fare e mi gusto ancora un pezzo di cioccolata. Sono ancora seduto con i biscotti in mano quando dalla mia dx a poco più di 10 metri sbuca dai mughi un bell’esemplare di camoscio maschio adulto sui 70 kg in piena corsa. Non mi ha “visto” e mi sta puntando a testa bassa. Interdetto lo osservo avvicinarsi per una frazione di secondo poi istintivamente lancio un urlo alzando le braccia al cielo. Il camoscio alza lo sguardo, mi vede e punta gli zoccoli per fermarsi: scena da cartone animato. Si ferma a 2 metri da me e per un istante ci fissiamo negli occhi alla stessa altezza. Poi l’animale scarta nella vallecola e cerca di entrare nei mughi. Non ci riesce, si sente in trappola e ritorna nella mia direzione: di nuovo! Caccio un secondo urlo e stavolta imbocca un’altra direzione e sparisce nel nulla. I miei compagni iniziano a chiamarmi preoccupati per le urla sentite, quando spiego l’accaduto, increduli iniziano a sghignazzare di brutto ed io con loro: fosse successo qualcosa, avrei dovuto anche ripagare il camoscio visto che proveniva da dx!
Bene, non ci resta che ributtarci nelle mughere per il secondo round. Iniziamo a disquisire sulle nuove modalità di intervento a pagamento dell’elicottero del soccorso in caso di incidente per sport estremi e ci chiediamo divertiti se il “nuoto nelle mughere” rientra nell’elenco oppure no. Poi raggiungiamo finalmente la prima grotta, sudati e provati. Mughere vs 3 caballeros: 0-2. Cambio d’abiti e si buttano dentro Potle e Gianni. L’aria che ne esce è potentissima e ghiacciata. Il “dream” dura appena 5 minuti … si tratta di una caverna di interstrato orizzontale cosparsa di massi di frana che poi toppa su fessure impraticabili. Entro anche io, Potle termina il rilievo, Gianni forza una strettoia guadagnando ancora qualche metro poi ritorniamo all’esterno. Come già fatto per le altre grotte della zona, la cavità sarà intitolata ad uno dei molti alpini caduti su quella montagna nel 1915. Mentre ci rivestiamo sento una puntura potente all’avambraccio: una formica gigante mi ha scambiato per un bocconcino! La scaccio e re-indossiamo gli zaini per dirigerci alla seconda cavità. Inizia il terzo match coi mughi. Indossiamo i guanti per afferrare meglio i rami dei mughi e mantenere l’equilibrio, i bastoncini sono solo un impiccio. Dobbiamo raggiungere un altra vallecola e da lì scendere in un canalino. Potle davanti, io nel mezzo, Gianni a chiudere la fila. Entriamo nella vallecola, poi un’imprecazione ed un tonfo fanno trasalire me e Potle. Gianni è a terra e geme a denti stretti tenendosi la gamba destra. Chiediamo subito cosa sia successo e ci risponde preoccupato che la caviglia dx ha fatto crac dopo essere atterrato malamente dal saltino sul bordo dei mughi: ci chiede un attimo di tempo per riprendersi e vedere se riesce a camminare oppure no. Cerchiamo di rassicurarlo e sdrammatizzare nel mentre sia io che Michele a mente facciamo il punto su come siamo messi: sono le 14.00 per cui abbiamo tempo in abbondanza per gestire l’emergenza, il meteo è ok, l’unico problema è che abbiamo almeno un’altra ora (da sani) tra i mughi per ritornare al sentiero tracciato per poi appena ritornare a valle. Qui non c’è segnale per i nostri cellulari. Mmmmh. Gianni si massaggia la caviglia e prova a poggiare cautamente il piede per terra: ce la fa, ma la caviglia è compromessa e non tiene più come dovrebbe. Michele si offre di portare lo zaino, ma Janez gentilmente rifiuta e ci rassicura dicendoci che può continuare, basta andare piano. Così facciamo.
Mughere vs 3 Caballeros: 1 – 2. Stavolta sono i mughi che hanno segnato il punto, per fortuna siamo ancora in vantaggio. Riprendiamo a scendere. Michele davanti, io dietro cercando di agevolare Gianni aprendogli un varco nei mughi per quanto possibile ed evitargli una seconda caduta che potrebbe essere fatale. Scendiamo lenti, ma con il morale sempre alto e cerchiamo di sdrammatizzare in tutti i modi possibili. Si ride anche. Bene.
Raggiungiamo la seconda grotta: è una condotta discendente che si apre alla base di una paretina adorna di mughi. Qui per proseguire serve smazzettare un masso che aveva fermato Michele 2 anni addietro. Inaspettatamente Gianni decide di cambiarsi e di entrare. Io e Michele lo osserviamo increduli e cerchiamo di farlo desistere, ma lui ci rassicura dicendo: lì dentro si striscia, la caviglia non serve, quindi la riposo e col fresco che fa magari anche riduco la slogatura! Un automa. Detto fatto, con faccia tirata, ma ferma, si butta a testa in giù nel cunicolo. Potle segue con sacca di rilievo. Non essendoci spazio per 3 rimango fuori e vedo di “esplorare” la mughera per trovare la via migliore per uscire con Gianni. Dopo una mezz’oretta abbondante i giochi terminano. Il cunicolo toppa purtroppo, ma è rilevato e lo si dedica ad un secondo alpino caduto. Non ci sono più “punti di domanda” in zona. La partita è chiusa e possiamo ritornare a valle soddisfatti. Ci riprepariamo a scendere. Tranquillizzo i miei compagni sul tracciato che dobbiamo seguire e partiamo con lo stesso schema affrontando il quarto e ultimo round coi mughi. Stavolta vinciamo noi. Ne usciamo indenni e la partita si chiude vittoriosamente sul 3-1. Siamo sul sentiero che conduce a valle, Gianni zoppica vistosamente e deve procedere lentamente. La caviglia pulsa ed è calda, ma dice di non avvertire troppo dolore. Parla, parla, parla … e non vuol sentire ragioni di chiamare un elicottero. Ci ridiamo sopra: orgoglio speleo.
Un orbettino ci taglia la strada: foto! Poi per passare il tempo iniziamo a capire se preferisce andare a mangiare qualcosa o se preferisce passare in qualche pronto soccorso o far ritorno immediato a casa. Maschiamente opta per fermarsi a mangiare. Quindi non resta che scegliere il DOVE fermarsi. Gianni tituba. Allora decido io di sciogliere gli indugi: “Andiamo a prenderci una bella pizza al Girarrosto … lì c’è Dolores … vedrai che appena ti vede farà di tutto per prendersi cura di te!”. Michele prende la palla al balzo ed inizia a ridere, io pure … a Gianni non rimane che adeguarsi.
Raggiungiamo la macchina dopo un’oretta abbondante e dopo esserci rassettati un po’ sentenziamo: “Ed ora da Dolores!” Gianni nel tragitto telefona a Mila per rassicurarla e dare disposizioni “mediche” per intervenire al suo rientro (argilla, fasciature etc), poi raggiungiamo il Girarrosto e appena ci sediamo appare l’immancabile Dolores ad accoglierci. Subito facciamo notare le condizioni del nostro compagno e chiediamo se hanno del ghiaccio per aiutarlo almeno un po’. Dolores sorride rassicurante e solare poi risponde: “Certo che abbiamo del ghiaccio! Adesso vi porto subito del bel ghiaccio bollente!”. E così mentre mangiamo la pizza Gianni inizia la terapia miracolosa di recupero. Stanchi, felici e doloranti (chi più e chi meno) facciamo ritorno a casa. L’effetto della cura Dolores sembra essere riuscita perfettamente! Stranamente però nei giorni successivi Janez ci informerà che la situazione è alquanto più grave del previsto e sembra esserci addirittura una lesione al legamento. A casa e stampelle. Strano, eppure la terapia del “ghiaccio bollente di Dolores” aveva avuto effetto! Sembrava tutto ok! Ne siamo ragionevolmente certi! Ma cosa può essere successo? Non sarà mica che la dolce Mila, saputo della cura miracolosa intercorsa abbia provveduto a rimettere in riga il frivolo speleo spezzandogli dolcemente le ossa ritornate integre? Novella “Misery non deve morire” ? Mah! Nel frattempo, Gianni, mi raccomando: in gamba! E se ti servisse dell’altro ghiaccio miracoloso, basta chiedere! :-)
Ahi, che dolores…. Ecco un altro… l’oscura maledizione di Grotta Continua…. continua.
CHI sarà il PROSSIMO????