30 maggio
E’ passata una settimana dall’ultima esplorazione in quel di Monte Grisa ed io e Pippo non stiamo nella pelle di vedere se e come sia possibile continuare nell’allargamento della fatidica “fiepa” che ci invita ebbri di aria fresca e pulsante verso chissà quali traguardi. Come da tradizione delle ultime uscite il randez vous è fissato alle ore 12.00 con una finestra di 4 ore prima che i nostri impegni ci riportino alle nostre rispettive magioni. Scendiamo rapidi nel pozzetto iniziale, passiamo il passaggio carogna a “>”, pozzetto da 4, finestra che immette sul pozzo finale e giù di faccia alla strettoia a -30.
Rimiriamo il pertugio, io titubante, Pippo sicuro dei suoi mezzi. Ripartiamo disgaggiando i risultati della disostruzione di 5 giorni prima: “strangolino”, “mjiolnir”, 2 punte, ma soprattutto Thor e Odino dalla nostra parte incarnati nel possente trapano demolitore Hilti ci permettono di avanzare di mezzo metro scarso. La roccia è dannatamente compatta e a tratti inscalfibile. Pippo mi guarda e profetizza: tutta questione di strati …sono messi male dannazione … tutto si complica, ma procederemo lo stesso. E così facciamo avvolti nelle nostre nebbie per altre 2 ore.
Sudore. Stanchezza alle braccia, ma poi … Pippo si infila e riesce ad accedere nel vano un po’ più ampio che sta “di là”. Bene!!! Lo incito: “Come va?! Cosa vedi? Slarga?” Risposta laconica dell’eroico esploratore gabbolato “ Kuraz, kuraz, Kubone mio. Dobbiamo allargare ancora, vedo una finestrella di 15 x 15 cm che dà su un ulteriore ambiente all’apparenza sempre piccolo, ma concrezionato, Da lì però arriva tutta l’aria … la bastarda non si concede ancora… passami il strangolino e il “necessaire” … ora disgaggiamo un po’, faccio spazio e poi vedo di avanzare di nuovo. Abbi fede mio fido Kubone. Abbi fede”.
Inizia il passamano per estirpare pietrame e schegge varie dall’ambiente angusto per raccoglierlo ai miei piedi nel tratto “largo” rappresentato dalla base del pozzo. Un paio di mosconi enormi ci tormentano senza darci tregua Zzzzzzzzzzz … Zzzzzzzzzzz … Zzzzzzzzz ipnotici rompicojones: cosa ci facciano a -30 resterà un mistero.
Continuiamo ancora un’altra ora. Le fuffe sono una costante imprescindibile. Si prepara il tutto, fiduciosi per l’indomani e risaliamo nelle nebbie citando sempre la nostra adorata Mama Fanta. La risalita anche se fluida è sempre “lenta” e usciamo in ritardo. Scappiamo rapidi a casa e decidiamo di procedere l’indomani.
31 maggio
Eccoci qua. Ore 12.00 combat ready. Sacco con materiali di disostruzione e giù. Mezz’ora e Pippo si reinfila fin dove era arrivato poche ore prima. Rapida verifica: FOTTUTI. Tutto il lavoro messo in cantiere il giorno prima ha sortito effetti pressochè nulli. Tutto da rifare. La roccia con gli strati mal disposti è ostica a dir poco. Pippo si mette d’ingegno, studia la situazione ipotizza nuove traiettorie e parte all’attacco. Come un chirurgo di pietra opera alla luce della sua potente frontale.
Io da perfetto attendente mi sporgo all’imbocco del passaggio stretto per porgergli o ritirare su l’attrezzo del momento: siamo come la squadra meccanici della Ferrari ai Box, ognuno conosce il suo compito e andiamo via veloci. Pippo si fa un mazzo inenarrabile nel cercare di vincere la plasticità del pertugio. I mosconi del giorno prima continuano a tormentarci con i loro Zzzzzzz ….Zzzzzz ….Zzzzzzz …
Il perforatore demolitore viene sfruttato al limite delle sue possibilità. Lavorando in orizzontale qualche risultato si inizia a cogliere, ma si procede a “centimetri”: un’agonia. Fuffa doppia e demolitore di nuovo, il foro raggiunge i 25x 25 cm, ma non è ovviamente ancora sufficiente. Domi, ma non vinti facciamo il massimo possibile e rimandiamo il tutto all’indomani. Usciamo provati e titubanti: speriamo che la prox sia la volta buona. La prosecuzione è lì, ma non si fa agguantare …
01 giugno
Triplete!!! 3 volte in 3 giorni è un po’ tantino. Ma se questo è il tributo da pagare per la gloria, ci stà. Ore 12.00 si entra. Mezz’ora scarsa e siamo ai posti di combattimento. Pippo si fionda nell’angusto passaggio armato anche di una punta corta che gli permette evoluzioni impensabili nelle traiettorie di demolizione e dopo un’ora di lavoro bestiale ottiene il primo grande risultato: sfonda il pertugio rendendolo transitabile!!! Ma non si passa ancora. E’ fuori di sé e non molla aggredisce quindi a martellate e demolitore uno spuntone al di là del pertugio che gli bloccava le gambe e riesce così finalmente ad infilarsi nel vano successivo.
Bingo!!! Lo tempesto di domande. E’ in una stanzetta su un meandrino concrezionato pieno dei nostri detriti di scavo, ma non capisce più dove sia l’aria. I mosconi girano avanti e indietro ….Zzzzzz ….Zzzzz….Zzzzz… io li maledico, Pippo li benedice …. Poi volge lo sguardo a dx verso l’alto e ha la netta sensazione che le nebbie e i vapori che ci avvolgono vengano aspirati “lassù” …. La grotta in questo momento respira e quindi “ingurgita” la preziosa aria rendendo più difficile capirne la direzione… Sono le 15.45. Dobbiamo uscire. Portiamo fuori tutto il materiale da scavo alternandoci nel simpatico gioco del “passa sacco” all’ingresso.
All’esterno Pippo mi guarda e fruga in un sacco, poi agguanta la bottiglia vuota del Gatorade e me la apre davanti la faccia …. 2 mosconi escono rombanti …. ZZzzzzzzzzz ….ZZzzzzzz …Zzzzzzzz . Scoppio a ridere esclamando “Pazzia!!!”. Poi lo riguardo e aggiungo “magari questa opera caritatevole ci porterà bene e la prox volta a Dio piacendo usciremo da quel passaggio infernale”. Risposta di Pippo “Inchalla”
28 giugno
Dopo l’impresa eroica 3 giorni su 3 grazie a fortuite coincidenze spaziotemporali passa un mese prima che riusciamo a ricombinare un’uscita a Monte Grisa. Dopo i vari resoconti sul gruppo Whatsapp ed aver specificato che forse finalmente si può procedere in più di 2 soli speleo ci ritroviamo finalmente in 4: Kubo, Pippo, Toni e Valerio. Morale altissimo. Ci infiliamo. Pippo in pole position e noi altri 3 dietro. Giunti al passaggio “maledetto” a -30 Pippo si infila e riprende ad allargare al di là della strettoia da 30×30 cercando di rendere transitabile in salita il meandrino invitante. Eseguita l’opera cede il posto a Toni che seguendo le istruzioni di Pippo affronta la strettoia che d’ora in poi si chiamerà “CAVATAPPI”.
Il perché è presto detto: c’è un solo modo di passare (se le dimensioni delle ossa non superano quelle del foro) e consiste nell’infilare le gambe per prime al di là del foro partendo pressochè in piedi. Una volta messi i piedi dentro ci si deve sedere spingendo tutto il corpo fino al bacino “di là” guardando il soffitto a faccia in su. Una volta che il bacino è passato anch’esso di là scatta il cavatappi: ci si deve rigirare di 180 gradi sulla dx mettendosi quindi a pancia sotto e guardando verso il basso ci si lascia “cadere” giù. Una via di mezzo fra un cavatappi e un salto con l’asta come movimento: ennesimo passaggio tecnico, ma “onesto” a patto di non avere spalle o bacino troppo larghi sennò manco si entra nella strettoia …
Toni toglie tutti i “ferri” per evitare brutte sorprese e passa liscio, dopodichè inizia a smazzettare e a progredire in salita. Dietro a lui segue Valerio: liscio anche lui. Sfondano e arrivano in un ambiente dato da un “arrivo” di un pozzo circolare con un fondo stile “marmitta” cieco. Ma sul bordo della marmitta un ulteriore passaggio soffiante indica la via successiva e stavolta per allargarlo basta il sacro “mjiolnir”. Entusiasmo alle stelle! Li raggiunge Pippo e si mettono all’opera. Per ultimo mi infilo anch’io nel cavatappi, poi mi imposto nel meandrino in salita e sbuco nel nuovo ambientino. Loro mi guardano reprimendo un sorrisone e poi mi dicono: “Cosa aspetti Kubone? Rimettiti i ferri e vai ad armare il pozzo che ci aspetta!”.
Ululo di gioia ed eseguo. Mi infilo nell’ennesimo foro di piedi e “guardando a faccia in giù” e mi ritrovo su un terrazzino perfetto per l’armo. Trapano, fix, martello e via 1 … scendo di 4 metri e via il secondo perché il pozzo lo impone vista la sua direzione. Gli altri seguono serrati. Entro in ambienti larghi. Non sto nella pelle. Atterro dopo 5-6 metri su una china detritica mi guardo attorno e capisco che devo spostarmi in una specie di portale mezzo marcio alla base. Mi sporgo e vedo altri 4-5 metri sotto di me una stanza sui 5 metri di diametro e alta una decina tutta concrezionata. Mi sposto nella parte sana della parete, terzo e ultimo fix per non far strusciare la corda e sono giù.
Mi guardo attorno felice. Gli altri mi raggiungono dopo aver scandagliato anch’essi tutti i pertugi che gli si paravano davanti. Io mi fermo e lascio che sia qualcun altro a trovare l’eventuale prosecuzione. In un angolo c’è un pozzo cieco pieno di sfasciumi: di là no. In alto c’è una nicchia finestra: forse. Pippo si arrampica e poi desiste planando sulla truppa che gli fa da materasso. Terza e ultima (logica) possibilità: in un angolo nella direzione degli strati discendenti si approfondisce un meandrino concrezionato …
Al solito il più smilzo di noi 4 si infila (Pippo) e una volta giunto al fondo conferma: “Prosegue! Passaggio da allargare facilmente per poi arrivare a fine meandro dove c’è un imbocco di un pozzo che “batte largo” e sui 20 metri almeno!” Ci guardiamo muti con il sorriso negli occhi. Cosa abbiamo trovato? Forse è la volta buona. Pippo risale e facciamo merenda. Attorno pietre stratificate come non ne abbiamo mai viste: sembrano le pagine di un libro antico … Ambiente insolito, con sfasciumi e linee precise di scorrimento: si direbbe che siamo capitati in una faglia.
Foto e video e poi si mette in lavoro l’allargamento del fondo del meandrino. Oggi è stata un ‘uscita di quelle da ricordare e che non capitano così spesso. Risaliamo lenti e costanti. Continuiamo a confabulare prima e dopo il “cavatappi”, nel passaggio a “>” e anche nel recupero dei sacchi nel pozzetto iniziale. Tutto ci è più lieve.
Fidandosi dell’altimetro la stanza raggiunta dovrebbe essere circa a -50m, se ci aggiungiamo il pozzo successivo da 20, arriviamo a -70 … e poi? Gli occhi brillano. La prox volta si parte dall’imbocco di un pozzo di almeno 20 metri è questo che conta …
Forse liberare i 2 Mosconi “Zzzzzz …. Zzzzzz … Zzzzz” è stato determinante. Chissà. E pensare che io cercavo di sterminarli senza pietà.