Sono le dieci del mattino, e sto chiacchierando placidamente con mia mamma mentre osservo i nuvoloni neri fuori dalla finestra che, lentamente, si stanno squarciando su scorci di cielo azzurro intenso. Poco a poco il fronte del temporale si sta spostando per lasciar posto al bel tempo, esattamente come previsto (ho consultato il meteo dell’Osmer che assicura tempo splendido a partire dall’ora di pranzo). Preparo in fretta e furia la roba da scavo, mentre l’anziana genitrice sentenzia: “Te ciaperà la piova, o una nevigada… varda che nero che xè…”. Io la sbeffeggio arrogantemente, forte delle previsioni favorevoli, ed infilo il demolitore Hilti assieme al resto nello zaino. Il mio obiettivo, deciso all’ultimo momento per mettere a frutto il pomeriggio di ferie e bel tempo, è il buchetto ex-GAG a Gropada visto la volta scorsa, che ho provvisoriamente denominato “TR1”.
Accompagnata la mia “vecchia” alla fermata del bus, parto sparato verso Gropada con Ajka che freme sulla panchetta posteriore del Land. In men che non si dica raggiungiamo la dolina, col sole che splende nel cielo turchese. Mi cambio, preparo tutto e dò un ultima occhiata al foro tanto a lungo bramato, prima di trasformarlo per sempre in un ingresso transitabile…
Mentre inizio lo scavo, il cielo comincia a rabbuiarsi, ma non me ne curo. Mi godo pienamente la disostruzione, documentando fotograficamente il progressivo avanzamento dei lavori.
Dopo un paio d’ore, sull’ingresso ormai irriconoscibile iniziano a cadere le prime goccioline di pioggia… “L’ultimo colpo di coda del maltempo che se ne sta andando” mi dico, mentre in lontananza rimbomba cupamente un primo tuono e si alza improvviso un vento umido e freddo che non promette nulla di buono… Ajka drizza le orecchie (noostante siano flosce) e si aggira nervosamente sul fondo della dolina: da quando un fulmine ci è letteralmente entrato in casa, fondendo il contatore ed innumerevoli altri apparecchi ed impianti, non ama i temporali, anzi per essere precisi ne è letteralmente terrorizzata… e pensare che, prima di quell’evento, per anni non li aveva mai cagati nemmeno di striscio…
Pranziamo entrambi, mentre la pioggia si intensifica. Cerco di mettere al riparo ciò che posso, ma sono sprovvisto di ombrelli o teli… a dirla tutta non ho nemmeno uno straccio di cappuccio, grazie alla fiducia accordata al sito dell’Osmer. Non c’è alcuna possibilità di fuga, in giacca leggera di GC e con lo zaino pesantissimo più il sacco speleo contenente trapano ed accumulatori: sarebbe assurdo affrontare i venti minuti di camminata che mi separano dalla macchina in queste condizioni, e con il cane in follia… almeno qui, con traspirante e caschetto addosso, ho un minimo di comfort (per modo di dire…), per cui continuo imperterrito a scavare.
Il temporale ormai imperversa, poi arriva la grandine, orribilmente fitta. Ho sistemato Ajka vicino ad una paretina, al riparo sotto il materassino: trema come una foglia…
Intensifico la demolizione, bramoso di entrare e trovare riparo in grotta… ormai manca poco. Ad un certo punto mi accorgo che la grandine cadendo attorno a me fa uno strano rumore, una specie di “spoff”… realizzo che ora sta nevicando… vengo mitragliato da fiocchi di neve ghiacciata grandi come una noce… eh, mi sa proprio che aveva ragione la vecchia! Alla faccia dell’Osmer…
Riesco finalmente ad entrare, e solo la disperazione mi fa superare in opposizione lo stretto e levigatissimo salto di circa quattro metri. Sul fondo due pessime sorprese: la prima è una fessura strettissima che rappresenta l’unica prosecuzione e si inghiotte tutto il vapore acqueo che esala dalla mia tuta fradicia… la seconda è che la neve entra agevolmente dall’imbocco e continua a funestarmi. Che giornata di merda, penso, mentre medito sul da farsi. Sono tentato di abbandonare definitivamente lo scavo, poi però abbassandomi ed osservando meglio mi accorgo che la fessura si allarga dopo circa mezzo metro… Hummm… lavoro fattibile, in fin dei conti. Me ne occuperò la prossima volta.
La nevicata ora si è trasformata in una debole pioggerellina. Ne approfitto per uscire a fatica dal pozzetto, e corro a recuperare Ajka: sono costernato quando vedo il materassino schiacciato raso terra da un generoso accumulo di grandine, ed immagino con orrore il mio adorato quadrupede in fuga chissà dove nella tempesta… poi, quasi per scaramanzia sollevo il “dormiben” e sotto c’è Aika che dorme tranquilla, talmente appiattita nell’erba da risultare invisibile! Meno male… Recupero tutto il materiale, sparso nei vari punti della dolina dove esisteva un minimo di riparo, e mi appresto a tornare alla macchina.
Il cagnaccio esulta, e ritrova improvvisamente tutte le sue energie. Infreddolito, mi cucco i venti minuti di camminata che non riesce comunque a scaldarmi, e una volta raggiunto il Land accendo il riscaldamento lasciando che raggiunga il punto di fusione delle parti in plastica dell’impianto. Ajka approva, e ce ne torniamo finalmente a casa. La prossima volta che la mia vecchia predirrà brutto tempo, credo me ne starò a casa con un buon libro (di grotte, ovviamente…).