Anche oggi l’obiettivo è SG23, la squadra una banda di disperati composta stavolta, oltre che dal sottoscritto, da Kubo, Giusto, Zdenka, Baden e Lorenzo, giovane socio del GTS che si è accodato all’ultimo momento… chiuderà le fila l’immancabile quadrupede bianco, ovvero Ajka, probabilmente il membro più intelligente del gruppo. Cominciamo subito male, visto che Kubone è l’unico (come sempre) ad arrivare in orario mentre gli altri si presentano col contagocce, a distanze di tempo considerevoli…
Ultimi a presentarsi, con un ora abbondante di ritardo, Giusto e Baden, grazie all’ennesima “carrambata” dell’ineffabile Giusto: vista la confortevole temperatura (-2°C) e l’abbondanza di tempo a disposizione (partiti da casa alle 7 del mattino sanno di doversi trovare a Sgonico alle 9) i due scriteriati hanno pensato bene di scaldarsi i muscoletti andando a scendere l’abisso di basovizza, così, alla cazzo… ma va bene, anche questo è “Grotta Continua”, mi dico.
Arriviamo alla grotta, con la carriola, il generatore e tutto l’armamentario di demolitori, perforatori, trapani, mazze, punte, palanchini e qualsivoglia materiale da scavo (purchè metallico & pesantissimo) in orrendo ritardo sulla tabella di marcia, ma non me ne curo: impegnandomi, so di poter recuperare la giornata che, comunque, è ancora lunga.
A sorpresa ci raggiunge anche Potle, che, altrettanto a sorpresa scompare nel nulla poco dopo. Affrontiamo con vigore la prima parte della disostruzione che, in un paio d’ore, porta a notevoli risultati tra i quali l’accidentale tranciamento del cavo che porta la corrente, subito riparato con tecniche alquanto discutibili visto che non possediamo alcun attrezzo.
Arriva mezzogiorno ed entriamo in pausa pranzo… ci si abbuffa e si chiacchiera serenamente, poi Zdenka ci saluta. Giunto il momento di ricominciare, Giusto mi informa così, di punto in bianco, che lui può rimanere ancora al massimo due ore… Faccio presente che un’informazione del genere mi sarebbe stata più utile ad inizio lavori, in modo da potermi organizzare, ma si sa che osservazioni del genere con Giusto sono fiato sprecato… come se non bastasse, Baden e Lorenzo sono in macchina con lui, e quindi se ne dovranno andare pure loro…
La situazione mi sta sfuggendo di mano… faccio rapidamente i dovuti calcoli e decido che possiamo comunque riuscire a finire il lavoro in tempo… due ore… orologio alla mano mi precipito sul fronte di scavo, seguito a ruota da Baden e Lorenzo, ed inizio a perforare come se non ci fosse un domani… passano si e no 45 minuti durante i quali non mollo un attimo. Il sudore gronda, le braccia sono indolenzite ma alla fine porto a termine l’operazione.
Tolgo la punta all’attrezzo, e protendendomi all’indietro dico: “Tien questo, che dopo te passo el resto”. Rimango così, con l’attrezzo a mezz’aria, ma non ottengo alcun feedback… stupito, mi tolgo i tappi dalle orecchie e mi volto: dietro a me non c’è nessuno! La stanzetta è vuota… chiamo, chiamo ancora ma non ricevo risposta… intuisco che i miei fedeli compagni sono usciti, nell’attesa che io finissi… Li capisco, con tutto il casino che faccio e senza tappi per le orecchie… poco male. Mi posso arrangiare. Finisco serenamente di preparare tutto il necessario, poi accumulo le attrezzature in prossimità del cunicolo per facilitarne il trasporto all’esterno.
A questo punto chiamo ancora, e finalmente mi risponde Kubo. Gli chiedo di mandarmi qualcuno per il recupero, ma mi sento rispondere così: “Varda che qua no xè più nissun, son rimasto solo mi… se te vol me meto la tuta e vegno zò…”. L’ira funesta mi pervade, mentre rispondo a Kubo di non preoccuparsi, che per il momento posso arrangiarmi benissimo da solo e non ha senso che lui si cambi. E’ ufficiale: i bastardi mi hanno clamorosamente mollato, abbandonato al mio destino, senza nemmeno prendersi la briga di avvertirmi ed oltretutto dopo soli tre quarti d’ora, altro che due ore!!! Sono incazzato nero… schiumo rabbia nei confronti di Giusto, malefico bamboccione perennemente inaffidabile, e la consapevolezza che la stima che ho di lui come speleologo e come amico non verrà intaccata neanche stavolta mi fa incazzare ancora di più mentre trascino il demolitore e i pesantissimi sacchi di materiale lungo il cunicolo sino alla base del pozzetto.
Qui Kubo mi cala una corda ed in poche manovre portiamo tutto all’esterno. Sul fronte di scavo la quantità di detrito prodotto è immane… nessuno di noi due pensa nemmeno per un istante di mettersi a scavare per vedere se si passa: io sono provato dall’intenso lavoro, Kubo dal freddo che si è beccato all’esterno… La nostra unica preoccupazione, al momento, è capire come fare a trasportare fino alla macchina tutte le attrezzature, ora che non siamo più in sei come all’andata.
Risolviamo riempiendo all’inverosimile i due zaini ed accumulando tutto il resto nella carriola, che io spingo e kubo traina tramite una lunga fettuccia… la scena richiama deprimenti ritratti di profughi e masserizie, con l’unica differenza che l’immagine è a colori e non in bianco e nero. Il tratto di salita è il più arduo da superare, ovviamente… sudiamo silenziosi mentre Ajka trotterella spensierata avanti e indietro (lo avevo detto io, all’inizio, che era lei la più furba della compagnia…). Alla fine raggiungiamo distrutti il Land, e subito dopo casa mia, dove ci sottoponiamo immediatamente ad una massiccia trasfusione di birra belga, malignando abbondantemente sui traditori che ci hanno abbandonato al nostro destino.