Oggi a scavare siamo io, Celly e Fabiute. Ci accompagna Ajka, poco interessata alla grotta ma assai impegnata a portare a termine le sue abituali quanto misteriose missioni canine nei dintorni. Visto il tipo di scavo, sono pesantemente attrezzato e ci do giù come un dannato producendo quantità industriali di detrito che, invece di mandare all’esterno, adopero allegramente per livellare l’inutile scavo della volta scorsa, con grande orrore di Fabiute… alla fine però, quando al posto del centimetrico forellino si materializza poco a poco un bel cunicolo percorso da un’impetuosa corrente d’aria in entrata, lungo un metro abbondante e completamente artificiale, gli animi si rasserenano e Fabiute, dimentico della recente perdita, si complimenta col sottoscritto per la felice intuizione.
Strisciamo in fila indiana nel cunicolo sbucando, ad un paio di metri d’altezza dal fondo, in una angusta saletta concrezionata… le nostre reazioni sono assai differenti: Celly e Fabiute sono entusiasti, io sono depresso: dinanzi a me, ancora una volta, la mia nemesi… un’invalicabile frattura di indefinita lunghezza, in quanto una curva poco più avanti mi impedisce di quantificare il disastro… terrorizzato all’idea di dare inizio all’abituale carosello di infami uscite di scavo dal dubbio esito, tenderei ad optare per l’abbandono immediato dei lavori ma i miei soci, elettrizzati dall’inaspettato (per loro) avanzamento e per nulla consapevoli dell’immane sciagura in agguato, a turno cercano di convincermi della necessità di proseguire nello scavo almeno per un’altra uscita. Alla fine ci riescono… guardo disgustato l’orribile “fiepa”, valuto quindi con occhio critico la stanzetta dove ci troviamo per calcolare quanti materiali potrò stiparci prima di essere costretto a portare i detriti sino all’esterno attraverso il cunicolo ed il successivo pozzetto (lavoro improbo che nessuno, ripeto nessuno potrebbe mai convincermi ad intraprendere), e poi do il mio assenso: torneremo. Una volta ancora…