Recentemente mi sono accorto che molte delle mie avventure speleologiche sono cominciate ricevendo una visita apparentemente innocua del Potle, evento al quale non so mai se reagire con cordiale entusiasmo oppure con una fuga precipitosa dalla finestra del vano caldaia…
Anche stavolta, tutto ha inizio davanti a due generosi boccali di birra belga, mentre riscaldiamo pigramente le vetuste estremità al piacevole tepore del caminetto… Il buon Potle mi racconta di sua figlia, che nei fine settimana pratica l’equitazione in un maneggio nei pressi di Prosecco, precisando che, proprio all’interno del suddetto maneggio, è situato l’ingresso di una graziosa cavità, La Grotta dei Cannelli 3137 VG, i cui dati più recenti presenti in catasto risalgono addirittura al 1949. Per questo motivo, lui e Gianni Benedetti si sono appena cimentati nella realizzazione di un nuovo e più preciso rilievo, comprendente parti di grotta già accessibili ma stranamente non presenti in quello vecchio. Nelle righe che seguono cercherò di riportare il più fedelmente possibile il seguito della nostra conversazione, aggiungendovi tra parentesi i miei segreti ed inespressi pensieri:
“Pippo, go un BEEEL lavor per ti” “Ma và?!?” (Mmmmh… sentiamo) “Come te disevo, rilevando gavemo trovado ‘sto cunicolo… longo un per de metri, e in fondo slarga nel nero… e xè aria in piena! Sarìa bel che te andassi a darghe un ociada ti…” “Scusa… ma perchè no se andài voi diretamente?!? …Ma quanto strento xè???” (Aaah, vecchio bastardo puzzolente, chi credi di fregare???… in che orrendo budello vorresti che io mi infilassi?) “No, Pippo, ti te passi senza problemi. Anche noi podevimo passar in realtà, ma Gianni iera tardi… el frizeva per andar a pranzo a Sesana (menù operai, 5 euro), e iera Mila che ghe fazeva furia de andar via… e po’ no’l iera ‘ssai de voia…” “Mah, me par tuto assai strano… no so…” (Si, si… e pensi che io ci caschi… Che tu possa marcire per l’eternità nell’inferno degli speleo avvinazzati e bugiardi!!!)
A questo punto il vile bacherozzo rincara la dose, magnificando ancora le possibilità esplorative e la ridicola facilità del passaggio, ed aggiungendo come stoccata finale l’urgenza di finire il lavoro (anche di rilievo) in quanto il gestore del maneggio, suo amico, sta per trasferirsi altrove e con la nuova gestione l’accesso alla cavità potrebbe divenire problematico se non addirittura impossibile… Inizio gradualmente a cedere (verosimilmente a causa della birra ad alta gradazione), poi mi coglie un vivo interesse, ed alla fine sono io stesso ad insistere per stabilire una data precisa per l’esplorazione… Mi ha fregato. Di nuovo.
Eccoci nel maneggio, la temperatura esterna di 4° scarsi ci sprona a cambiarci velocemente scrutando con invidia gli equini del gestore, Andrea, che mi fa un’ottima impressione, e dopo aver affidato Ajka alle amorevoli cure di Sara attraversiamo una palude di concime per giungere all’imbocco della grotta, abbellito da un insolito gazebo in legno… Qui la temperatura si fa di colpo estremamente confortevole, come speravamo, e dopo una dozzina di metri vergognosamente comodi e concrezionati giungiamo in zona operazioni.
Subito noto un foro sospetto nella colata calcitica (ovviamente non presente sul rilievo consultato a casa) e chiedo al Potle: “è quello il cunicolo?”. “No” mi risponde “Là se ga zà infilado Gianni, xè un saltin con una stanza e dopo stropa…”. Gli rispondo che, visto che la grotta è microscopica e che, verosimilmente, non ci tornerò mai più in vita mia, me lo vado comunque a vedere per curiosità. Mi comprimo nella strettoia, che non è comodissima, e una brezza inaspettata risale istantaneamente tra il mio corpo e la roccia… guardo stupito il Potle e gli dico “Ma… xè aria! …e tanta!” e lui: “Ma si, sarà una circolazion col ramo principale…”.
Passo la strettoia, e vedendola da sotto noto I resti di alcuni fornelli da mina di epoca imprecisata ma decisamente remota. “Ma guarda un po’…”. Scendo in arrampicata il salto sottostante in un ambiente ampio e concrezionato, e giungo dinanzi ad un’alta fessura verticale nella parete di fondo, che qualcuno ha smazzettato insistentemente in vari punti nel tentativo di renderla agibile (con risultati alquanto deludenti, direi). Valuto di poter passare comunque, ed avverto il Potle delle mie intenzioni: lui ha deciso di non scendere, visti i ben noti problemi alla clavicola, per cui so di non potermi permettere eccessive imprudenze per non dover scomodare Giusto e gli allegri compagni del Soccorso Speleo…
Dopo numerosi sforzi riesco ad avanzare, ritrovandomi in piedi in un pozzetto strettissimo con gli stivali incastrati in una ulteriore ed invalicabile strettoia… inclinando il collo (unica parte del corpo che attualmente riesco a muovere) noto che chi mi ha preceduto è riuscito a smazzettare anche lì sotto e mi chiedo: “Ma costui brandiva la mazzetta con i piedi? Chi diavolo era, uno scimpanzè addestrato per l’esplorazione delle grotte???”… l’aria continua a sbuffare, proprio da lì sotto…
Striscio fuori, non proprio agilmente, e raggiungo il Potle ripassando anche la malefica strettoia d’ingresso. “Qua bisogna assolutamente tornare”, gli dico, “altro che circolazione interna…” e gli racconto tutto. A questo punto ci rechiamo a vedere finalmente il mirabolante cunicolo per cui siamo venuti: lo osservo col Potle che ridacchia e farfuglia come d’abitudine… Effettivamente è largo e comodo… mi ci infilo con gioia, e dopo una curva che non permetteva di vedere oltre arrivo in un cul-de-sac la cui più peculiare caratteristica (oltre alla cronica mancanza di prosecuzioni) è di essere l’unico punto fangoso di una grotta sinora bianca, asciutta ed immacolata. Così mi ritrovo adagiato su di un sottile ma fastidioso strato di plorda, mai sfiorata da essere umano, che attendeva in agguato da millenni che un coglione vi si rotolasse dentro. Ivi ranicchiato, inizio a descrivere l’ambiente al Potle, mentre lui cerca di abbrustolirmi le pupille col raggio laser del Distox; poi mi passa l’attrezzo ed io gli rendo il favore. In qualche minuto anche il rilievo del famoso cunicolo è archiviato, e ce ne torniamo all’esterno.