A più di un anno di distanza siamo finalmente tornati nel pozzo di Borgo Grotta per vedere di chiudere uno dei tanti discorsi lasciati aperti. Ajka rimane all’esterno, con un Potle sempre in convalescenza che provvede però a documentare fotograficamente i nostri sforzi. Io e Giusto ci dedichiamo subito ad un massiccio allargamento della strettoia iniziale, lavoro che viene svolto con rapidità e, devo dire, eccellenti risultati…. ce ne sarà sicuramente grato il rilevatore Kubo, che i problemi alla schiena (uniti ad una palese andropausa) hanno reso vieppiù irritabile e molesto ogni qual volta non si provveda adeguatamente ad eliminare qualsiasi asperità e restringimento all’interno delle nuove grotte esplorate.
Scendiamo il bel salto iniziale di 14 metri, superiamo il semplice passaggio orizzontale tra le concrezioni, arrampichiamo il successivo saltino e ci ritroviamo nella sala franosa. Giusto controlla qua e là, gustandosi la sua prima visita, mentre io punto dritto alla meta: il pozzetto laterale in erosione che non avevo potuto scendere l’altra volta, sul cui fondo mi era sembrato ci fosse un nero pertugio… scruto con attenzione dall’alto, servendomi della nuova Scurion: si, effettivamente c’è del nero laggiù tra le pietre… benissimo!
Assistito dal mio compare, mi infilo nel tratto iniziale del pozzetto ed inizio a smazzettare il punto più ostico. Fortunatamente la roccia mi è propizia, e dopo aver fatto fuori un paio di lame riesco a passare raggiungendo l’agognato fondo. Ora lo vedo bene, quel pertugio, ma il nero è bizzarramente opaco… non è assolutamente il ben noto ed amatissimo nero grotta-che-continua, ma piuttosto un nero grumoso, direi quasi gommoso… ràvano nel detrito per qualche secondo ed estraggo, assolutamente basito, una suola?!?… trattasi proprio di suola da pedula in gomma, assai consunta. Roba anni ’50-’60. Ripenso al passaggio tra le concrezioni poco sopra, dove già durante la prima discesa avevo notato che due stalagmiti sembrava fossero state spezzate in tempi remoti per permettere il passaggio… facendo 2+2 sarebbe logico affermare che qualcuno ci ha preceduti, se non fosse che il pozzo che abbiamo aperto in roccia viva, all’inizio, non era più largo di dieci centimetri (ribadisco: 10 centimetri) su una lunghezza di un paio di metri… di altri ingressi o passaggi, anche ostruiti, non abbiamo trovato traccia nè all’interno della cavità, nè all’esterno della stessa. Potrebbe forse trattarsi dei massi visibili sul soffitto della sala franosa, ma sinceramente mi pare improbabile. Ecco un altro mistero speleologico che va ad aggiungersi a molti altri notati durante gli ultimi 36 anni, e che presumo rimarrà tale!
Dopo l’irrinunciabile cicca di fine esplorazione alla base del pozzo, si disarma e raggiungiamo il Potle all’esterno aggiornandolo su tutti i retroscena e consegnandogli ufficialmente l’orrida suola (se non l’avessimo fatto, non ci avrebbe probabilmente mai creduto…). Giusto a questo punto ci saluta, ed io e Potle ci spostiamo al Malasuerte per recuperare gli ultimi dati mancanti, indispensabili per l’accatastamento (altro lavoro finito, oplà!). Chiudiamo alle due passate, santificando la giornata, in ogni caso “produttiva”, con un abbondante pasto in quel di Sežana…
La suola sarà stata della scarpa di un veeeeeeecchio speleo incastrato…..e che a furia di tirare….l’ha persa ????
Chi mai lo soprà???
Comunque,la foto “fumosa” è spettacolare…..grande Potle