Sono passati solo due giorni e lo scalcagnato manipolo di GC è già in marcia per espugnare la nuova cavità individuata giovedì scorso ad Aurisina. Il meteo è ragionevolmente clemente, e poi è sabato, per cui ci ritroviamo in otto: Kubo, Toni, Potle, Edox, Portos, Valerio con un suo amico non grottista, ed infine il sottoscritto. Con Ajka otto e mezzo… in realtà gli speleo operativi al 100% sono solo quattro, in quanto Edox e Potle sono ancora convalescenti, mentre Valerio in perfetto stile Grotta Continua ha pensato bene di conformarsi alla sfiga e fratturarsi un dito (poca roba in effetti, ma dategli tempo e vedrete!)
Si parte dopo aver recuperato una discreta mole di materiali da scavo presso il nuovo magazzino, ed in breve siamo in zona. Durante la marcia di avvicinamento vengono immancabilmente notate alcune possibili cavità, ed ogni volta è uno sparpagliare di attrezzi, zaini sventrati alla ricerca di frontali e mazzette, speleo terrosi che grufolano… purtroppo nulla di promettente in cui valga la pena perseverare, e così, dopo alterne vicende, raggiungiamo finalmente il bucone. Qui, dopo aver dato tutte le istruzioni del caso ai nostri compagni, io e Potle ci dirigiamo verso la lontanissima ed unica cavità catastata dei dintorni: vogliamo essere certi che non si tratti di un errore di posizione. Una volta in zona ci dividiamo, e quando dopo pochi minuti riesco a trovare l’imbocco della grotta in questione, del Potle non c’è traccia… lo chiamo, ma evidentemente non sente. Avverto via radio Kubo che sto per scendere in arrampicata il pozzo appena trovato, per verificarne la corrispondenza con quello in catasto, e che il Potle risulta attualmente irreperibile. Sono solo, e mi tocca scendere con la luce del cellulare tenuto tra i denti (l’illuminazione è rimasta col resto dell’attrezzatura) ma una volta giunto sul fondo non ci sono più dubbi: la grotta è proprio quella. Esco veloce ed inizio a chiamare il Potle che, finalmente, dà segni di vita ed in breve mi raggiunge per vedere l’ingresso del pozzetto: anche lui ha trovato qualcosa, un piccolo baratro non catastato che subito andiamo a controllare; scendo di nuovo con facile arrampicata e, pur non trovando grandi cose, valuto che si può farne tranquillamente il rilievo.
A questo punto veniamo richiamati all’ordine via radio dal Kubone, che reclama assistenza tecnica al Tirfor, così ci dividiamo e per vie traverse finiamo per raggiungere, chi prima e chi dopo, i nostri compagni. Questi ultimi non si sono risparmiati affatto, e la cavità si presenta piuttosto ampliata rispetto alla mia precedente visita. Il Kubone è oramai divenuto un virtuoso del Tirfor, e padroneggia l’attrezzo smistando pietroni qua e là, mentre Toni con l’aiuto di Portos ha creato lungo il primo salto una stupenda massicciata verticale, riempiendo ogni anfratto utlilizzabile per alcuni metri in altezza. Rapida pausa pranzo all’esterno, col Potle che ci narra di un altra grotta non catastata trovata mentre ci raggiungeva… persino durante il pranzo, il diabolico individuo ancorchè monco di un arto, riesce a reperire a pochi metri di distanza l’ennesimo ingresso, che disostruiamo immediatamente entrando in un microscopico vano concrezionato apparentemente senza prosecuzioni… la zona non smette di stupirci!
Si riprende finalmente lo scavo, e parto verso il fondo per farmi un idea della situazione: Toni si è fermato su di un restringimento tra le pareti concrezionate oltre il quale l’ambiente si allarga, oscuro ed invitante… purtroppo prima di tentare di forzare l’ostacolo è necessario sgombrare una discreta quantità di massi-mangia-speleo che incombono alle mie spalle, ridicolmente sostenuti dal pietrame sottostante palesemente instabile: normale amministrazione, ma se non vogliamo fare la fine di un pomodoro in centrifuga è essenziale eliminarli. Inizia così il Concerto per Tirfor e Mazzetta in Do Maggiore, che si concluderà qualche ora più tardi con il gran finale: un lastrone troppo largo per permetterne l’uscita dal pozzo, che viene issato fin sotto all’imbocco ed incastrato alla meno peggio tra le pareti. A questo punto, sul fondo iniza un velocissimo passamano con Toni e finiamo di smaltire le ultime pietre colmando un vano laterale.
Ci sarebbe da eliminare ancora qualcosa, ma la situazione è nettamente migliorata e per il momento ci accontentiamo dedicandoci finalmente alla strettoia. Mi faccio passare giù il palanchino grande, e meno fendenti nei punti deboli della struttura ottenendo ottimi risultati. Toni mi da il cambio e finisce il lavoro. Proviamo entrambi a passare ma non c’è niente da fare, bisognerà tornare un’altra volta con l’apposita attrezzatura se vogliamo raggiungere quel comodo ripiano visibile tre metri più in basso… cosa ci sia oltre non è ancora dato di sapere, ma gli indizi raccolti ci sussurrano che vale assolutamente la pena di scoprirlo!
À la prochaine…
Il solco è tracciato dal tirfor … il rilievo topografico lo difenderà … :-)