Scavi sul Monte San Primo

Giornata movimentata, questa, che ha visto complessivamente una dozzina di persone ed un paio di cani vagare nei dintorni del Monte San Primo…. Con noi anche una new entry, Marco alias “Portos”, speleo in trasferta universitaria che sembra ci affiancherà nei mesi futuri (se sopravvive).  Sono lieto di notare tanto fervore speleologico, e gongolo nel vedere che, finalmente, c’è persino chi si preoccupa di documentare fotograficamente il tutto! Peccato che due giorni dopo, al posto delle agognate immagini che attendevo per l’articolo, mi giungerà una deprimente mail del Potle… riporto testualmente parte del suo messaggio, in modo che tutti possano rendersi conto di quanto grama possa essere la mia esistenza:

 

” (…) Ieri pomeriggio, volontariamente ma incosapevolmente, ho cancellato le stupende e descrittive immagini fatte in occasione dell’uscita di sabato, testimoni di “promettenti” scavi e assembramenti speleo mai visti prima (almeno per GC). (…)”

 

Meno male che anche Toni e Valerio avevano scattato qualcosa…. ma vediamo com’è cominciato tutto….

Dovete sapere che in un brumoso pomeriggio di qualche tempo fa io ed il Potle (che in questo articolo, d’ora in avanti, verrà denominato La Bestia) ci trovavamo a casa mia, mollemente adagiati dinanzi ad una Moretti doppio malto, con la legna che scoppiettava allegramente nel caminetto inondandoci di bagliori rossastri ed il fedele cane raggomitolato ai nostri piedi… atmosfera da dipinto ottocentesco, insomma. Tra una reminiscenza speleologica e l’altra, La Bestia (non quella pelosa e raggomitolata) mi affascinò con la descrizione di una possibile grotta notata proprio quel mattino presso la cima del Monte San Primo: fessura facile da disostruire, disse, eruttante vapori timavici… e narrò di come le pietre vi rotolassero dentro con cupo rimbombo finale… – “Cosa aspettiamo???” – Gli dissi…

E così, eccoci oggi a risalire in ordine sparso il pendio, carichi di ogni ben di Dio concernente le disostruzioni, verso l’agognata meta. Sono un po’ titubante, giacchè La Bestia, durante il cammino, ha ridimensionato di molto il suo racconto tentando addirittura di dirottarci su di un altro scavo… oscuri presagi mi tormentano, e purtroppo si materializzano una volta giunti in vetta: ai miei piedi, un repellente orifizio terroso, privo d’aria ed appena umidiccio, in cui le pietre cadono per meno di due metri. E senza rimbombi finali, ovviamente.

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Beh, ormai che siamo lì tanto vale provarci, non si sa mai. Per una volta nella vita, però, non mi sacrifico personalmente e lascio il piacere dello scavo ai numerosi presenti, accompagnando invece Gianni Benedetti giù per la massima pendenza (lato mare) alla ricerca di una grottina da me scoperta vent’anni fa e che, assieme ad altre, deve essere riposizionata e targhettata per il catasto. Con noi anche Luca (nipote di Gianni), Zdenka, Ajka, Rip e, udite udite, La Bestia stessa, che non ha nemmeno la decenza di immolarsi personalmente nella disostruzione della sua repellente creatura…

 

Individuato l’ingresso della grottina con qualche difficoltà (gli anni e qualche incendio hanno notevolmente modificato il paesaggio) ci spostiamo con largo giro in quota su di un altro buco da targhettare. Questo, però, non è mio, e non è nemmeno stato sceso da nessuno di noi, per cui si rende necessario verificarlo… mi offro volontario, ma la mia attrezzatura è rimasta su in cima. Gianni mi offre generosamente la sua tuta… la guardo e penso ad una candid camera… mi ritrovo tra le mani il pigiamino rosso di David Gnomo. Nemmeno sapevo che potessero esistere taglie del genere per le tute speleo… la indosso con notevoli difficoltà, trasformandomi in cotechino. Tristezza… Gianni mi fornisce anche il caschetto (stretto anche quello, ma in questo caso me ne assumo la piena responsabilità cranica…), La Bestia mi cede i suoi guanti e Zdenka il sottocasco. Sono pronto, e mi introduco a fatica in quanto la cavità è della stessa taglia della tuta, ma se non altro ciò la rende visitabile in arrampicata e velocizza le operazioni. Pochi minuti dopo, infatti, sono di nuovo all’esterno, confermando l’identità della grotta che si può così serenamente targhettare.

 

A questo punto io e Zdenka, seguiti a ruota dai due quattrozampe, abbandoniamo ai loro loschi traffici catastali Gianni, suo nipote e La Bestia, raggiungendo in breve gli altri sulla cima del monterozzo. Qui veniamo aggiornati sul lavoro svolto, scoprendo che, subito dopo che ce n’eravamo andati, Edox è riuscito a far cadere nel buco l’I-Phone. Per sua fortuna Valerio-MacGyver lo ha miracolosamente ripescato servendosi di un lungo arbusto con una paletta da giardiniere nastrata in cima, guadagnandosi così l’eterna riconoscenza del commosso proprietario… chi conosce Edox, sa quanto ci tenga a quell’infernale accozzaglia di circuiti.

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Lo scavo è poi continuato, con grande accanimento da parte di Toni, Valerio, Zdenka, Portos e Fede (che pare abbia collaborato spostando alcuni milligrammi di terriccio, preoccupandosi subito dopo di recuperare le proprie energie ingozzandosi di “frìtole” dal cartoccio della Bestia). Devo ammettere che hanno fatto veramente un gran bel lavoro, per cui al mio arrivo basta un piccolo ritocco per rendere definitivamente agibile l’imbocco. Entrano, a turno, Toni e Valerio, prodigandosi a scavare in ogni direzione, ma la dura realtà è oramai evidente ed innegabile… non c’è alcuna possibilità di ulteriore avanzamento.

Nel frattempo ci raggiungono anche gli altri tre, e La Bestia per farsi perdonare ci propone un altro scavo promettente in zona, ovvero quello su cui voleva dirottarci ad inizio giornata…. Mangiamo qualcosa, poi, in blocco, ci trasferiamo in zona operazioni. In effetti qui la situazione è decisamente più incoraggiante, ma il tempo oramai stringe…

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L’orda inizia con foga inaudita la disostruzione, spaventando gitanti e mountain-bikers che transitano lungo il vicinissimo sentiero. Siamo decisamente ridondanti come numero di speleo per un foro così esiguo, per cui mentre un paio scavano tutti gli altri si adoperano a dare consigli (ovviamente non richiesti) sulle modalità da adottare per spostare quel tal pietrone o spaccare quella tal’altra roccia… un branco di malefici pensionati arroganti e fastidiosi, con le mani allacciate dietro la schiena ed il labbro prominente, di cui faccio orgogliosamente parte. Nel frattempo giungono sul posto in rapida sequenza anche Mila, Kubo ed infine Sara (moglie della Bestia, e quindi degna della comprensione di noi tutti). Panettone e vinello a sorpresa, il buon Kubone ha appena concluso il famoso Master (magna cum laude, ovviamente) e rientra quest’oggi a pieno titolo tra gli speleo attivi di GC.

 

Alla fine, anche questo imbocco cede all’irruenza dei miei compagni, spalancandosi su ben poco invitante cunicolo+saltino. Portos ci prova, ma rinuncia quasi subito causa la quantità e qualità dei ragni all’interno. Subentro a malincuore, ringraziandolo per la dettagliata descrizione delle bestiacce. Dopo qualche contorcimento riesco a passare la strettoia ed eccomi in Aracnolandia… stacco e sposto delicatamente alcune sacche di uova che mi intralciano il cammino, e ne stritolo a malincuore gli incazzati proprietari (ma solo quelli più molesti, legittima difesa…). Indi, avanzo di qualche metro, mi abbasso, risalgo, ritorno indietro, ravano di quà e di là, sempre tra massi di frana e qualche concrezione… la situazione richiederebbe un caschetto da rugby, e non da speleo, ed infatti durante le manovre mi spello una guancia sulla parete, cercando di sbirciare al di la di alcuni massi in equilibrio precario. Credo di aver trovato il punto in cui la cavità POTREBBE continuare (il condizionale è d’obbligo), ma senza ulteriori opere di disgaggio (da NON eseguirsi con me sotto) è impossibile dirlo con certezza. Torno quindi all’esterno, con qualche difficoltà devo ammettere… Fuori il buio incalza, aggiorno gli altri e molliamo tutto… per oggi può bastare. Passiamo tutti a casa mia, per un bicchiere e due chiacchiere, e poi il resto della truppa si trasferisce a casa della Bestia. Solo a questo punto, disfando i bagagli, mi rendo conto che avevamo dietro anche la videocamera per ispezioni, per cui avremmo potuto avere subito un responso sulla grotta. Vabbè… tanto comunque bisogna tornare in zona, visto che a breve distanza si apre il secondo ingresso della 3548VG, altra scoperta della Bestia non ancora portata in catasto… riusciremo mai a smaltire tutto? A volte ne dubito…

 

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