Il Potle oggi è libero, io sono ancora in ferie, per cui gli telefono per condividere e continuare l’esplorazione iniziata ieri. Arriviamo veloci in loco, con l’immancabile quadrupede al nostro fianco.
Potle apprezza la zona, ed ancor più la cavità ready-to-explore. Appena dentro, nonostante la grotta non sia propriamente gigantesca, riusciamo a dividerci e perderci di vista in quanto io mi fiondo a continuare l’avanzamento da dove lo avevo lasciato (munito stavolta di indumenti adeguati) mentre lui si intrufola dal lato opposto tra le concrezioni ed inizia a stendere il rilievo. L’avanzamento ha presto fine nonostante il dislocamento di una notevole quantità di terriccio, e mi tocca arrendermi all’evidenza: di qua la grotta chiude inesorabilmente. Torno sui miei passi e scatto qualche foto del tratto più ampio, poi raggiungo il Potle ed insieme, terminato il rilievo, esaminiamo e scartiamo tutte le altre possibilità di avanzamento visibili. Resta solamente un piccolo sprofondamento presso l’ingresso, e mi ci accanisco col palanchino.
Il lavoro è lungo, ma alla fine si riesce ad accedere ad un bizzarro ambiente di interstrato, un laminatoio assai esteso ma in gran parte intransitabile che si sviluppa al di sotto della galleria stessa. Un pozzettino laterale in erosione sembra avere un po’ d’aria, ma non vale proprio la pena di lavorarci… l’esplorazione è così conclusa, sin troppo presto perbacco… Usciamo, ancora desiderosi di sottosuolo dopo questo “coitus interruptus”, e non ci resta altro che precipitarci speranziosi sull’altro buchetto individuato ieri. Potle inizia a divelgere senza pietà massi anche di notevoli dimensioni scagliandoli a casaccio… sembra Polifemo incazzato nero con Ulisse, e come lui non è che badi troppo a dove lancia la roba… mi sposto prudentemente qua e là, ma non sempre riesco a schivare tutto. In compenso mi trasformo nel Kubo della situazione e pongo rimedio allo sfacelo mettendo un po’ d’ordine.
Dopo aver creato una voragine l’esimio collega mi chiama per un consulto…. non si mette bene, lo scavo ha messo in luce la classica nonchè odiatissima “fiepa”, stretta e generalmente portatrice di opere faraoniche quanto inutili: molliamo immediatamente il colpo, nonostante l’arietta gelida uscente. Che fare, a questo punto? Semplice, ci spostiamo di qualche centinaio di metri e si rileva un bel pozzetto che avevo individuato e sceso in arrampicata il primo di febbraio durante un’uscita con Edox.
Io rimango all’esterno, scende il Potle che oggi è iperattivo. Silenzio… poi rumori, ancora silenzio… strofinii e farfugliamenti vari, ed eccolo ritornare in superficie dopo una quindicina di minuti. Il rilevo è fatto, e sembra ci sia anche una sicura prosecuzione… su chi la aprirà e quando, non ci pronunciamo, viste le pessime caratteristiche del luogo… per oggi può anche bastare, a casa ci attende una squadriglia di birrette pregiate!