E’ mercoledì sera quando apro una mail di Bonni & Zdenka e scopro che il giorno successivo, in tarda mattinata, intendono visitare la Novokrajska jama 810S (ex 683VG): si scusano per il poco preavviso ed invitano chiunque voglia ad accompagnarli. Sono mesi che propongo loro proprio quell’uscita, è uno dei pochissimi inghiottitoi che non ho ancora sceso in zona…Aaaarghh, bastardi !!!! Prendermi così di sorpresa…. Proprio l’indomani sono già in parola con Giusto, rendez-vous alle 13.30 per un grottino carsico pomeridiano… Non voglio tirargli pacco, e poi la sera ho anche un impegno per cena… Merda.
La notte, insonne, elucubro lungamente sulla faccenda, poi al mattino li chiamo ancora indeciso sul da farsi e dico loro che, se magari ce la faccio, li raggiungerò a Famlje in tempo per la partenza. Poco prima dello scadere del limite massimo di tempo (mi ci vuole mezz’ora solo per arrivare a casa di Zdenka) ricevo un sms da Giusto: sarà libero appena dopo le 15.30, o almeno crede…. la mia laconica ed insindacabile risposta non si fa attendere: “Sei stato paccato.”. E già sbatto dentro la roba nello zaino come un forsennato, guardando con orrore l’orologio. Folle corsa in Land ed arrivo al traguardo con 15 minuti di ritardo, ma non c’è problema: Zdenka è distesa su una carta topografica di prima della guerra (credo punica) grande come un lenzuolo matrimoniale, Bonni ed un altro losco individuo che non conosco confabulano torturando uno smartphone con GPS. Cercano tutti di capire come raggiungere fisicamente la grotta una volta sul posto. Mi viene presentato Mitja, del Jamarsko društvo Gregor Žiberna di Divača, che sarà mio compagno di viaggio in Land: è simpaticissimo e scaltro, leghiamo subito.
Mezzogiorno è ormai passato, e finalmente si parte, con due macchine visto che oltre ai bagagli abbiamo dietro anche Rip, lupesco componente della grande famiglia Žitko. Dopo una breve sosta al supermercato di Ilirska Bistrica, che vede l’affamato Mitja ritornare alla macchina con una cassa di cibo sufficiente a sfamare una piccola nazione africana per un mese, finalmente arriviamo nei pressi della cavità, o così almeno indicano i complicati calcoli astronomici del Bonni. Vista l’indecisione sul sentiero da prendere, ospito tutti sul fuoristrada e si parte per una temporanea ricognizione. Ad un certo punto anche il Land viene abbandonato e si prosegue per lungo tempo a piedi in discesa, fuori sentiero. Raggiungiamo l’alveo secco del torrente che dovrebbe teoricamente gettarsi nella grotta, e lo seguiamo, sempre in discesa, all’infinito. La vegetazione comprende rovi, ortiche, alberi abbattuti, acacie spinose ed ogni altra piacevolezza per chi, come me, indossa pantaloncini corti e sandali… ciò nonostante io, Zdenka e Rip distanziamo notevolmente Bonni e Mitja che hanno optato per una via più alta. Finalmente sbuchiamo in un confortevole pianoro coltivato, a lato del quale alcuni energumeni dotati di motoseghe stanno bonificando il letto del torrente. Breve scambio di saluti, e scopriamo che la grotta è li, ad una ventina di metri. Loro sono arrivati in auto, ovviamente, da tutt’altra direzione. Informiamo telefonicamente i nostri infelici compagni, dispersi nel Borneo, che tornano a recuperare le due autovetture, e raggiungiamo a piedi la strada asfaltata dove, poco dopo, finalmente ci riuniamo tutti.
Dopo esserci cambiati, arriviamo all’ingresso della grotta: abbiamo con noi ben duecento metri di corda e molti interrogativi irrisolti, giacchè il rilievo della cavità non collima affatto con le notizie avute a voce nei mesi passati. Si narra di pozzi, ma non è dato di sapere né quanti né quanto profondi, e sul rilievo non ve n’è traccia sebbene la profondità segnata sia effettivamente di ben 180 metri…. mistero. Poco prima del secondo ingresso (la grotta ne ha tre, più uno a pozzo), all’orlo di un saltino in arrampicata invalicabile da quadrupedi, abbandoniamo Rip al suo destino che è di attenderci sino al nostro ritorno. Zdenka lo paralizza sul posto con una raffica di ordini in sloveno dal tono lievemente nazista, e struggenti ululati di pura disperazione, sempre più lontani, ci accompagnano per lungo tempo nel buio della galleria.
Giungiamo finalmente sopra un salto che dà su un bel lago vasto e profondo. Inizio a scattare con la reflex (mi devo rifare dello smacco subìto in Francia…) mentre Bonni affronta in corda l’ostacolo traversando sulla sinistra senza particolari problemi. In breve siamo tutti dall’altra parte ed iniziamo ad avanzare in una condotta sempre più ampia e maestosa. Percorriamo centinaia di metri, con piccole arrampicate in libera, trascinando stoicamente i sacchi con il materiale, ma di pozzi nemmeno l’ombra. Ritroviamo il torrente, ed alla fine ecco il sifone… fine della storia. Duecento metri di inutile cordame per fare la grotta più semplice e comoda che mai, a memoria di speleo, mi sia toccato di percorrere…. pazienza, ne valeva comunque la pena e già mi vien voglia di tornarci in futuro. Ritorniamo lenti sui nostri passi, fermandoci per mangiare, fumare e chiacchierare, scattando numerose foto nei punti più belli.
Ad un certo punto ecco nuovamente gli ululati del povero Rip, ma ben più vicini del previsto…?!? Giunti sotto alla voragine che costituisce il terzo ingresso della grotta, ci viene incontro festoso scodinzolando nella lama di luce proveniente dall’esterno. Come è arrivato lì? Zdenka sostiene con nochalance ed infallibilità tipicamente femminile che abbia fatto il giro uscendo, percorrendo centinaia di metri di foresta vergine e ridiscendendo dalla voragine sovrastante (evidentemente è dotato di GPS canino). Io propendo maggiormente per l’ipotesi più verosimile, ovvero che abbia superato il saltino lanciandosi spavaldo nel vuoto e percorrendo a fiuto la galleria sino alla luce solare. Bonni e Mitja annuiscono titubanti, ma Zdenka è drastica nella sua convinzione. Cerchiamo comunque di fargli risalire l’ostacolo tirandolo e spingendolo in varie maniere, ma senza grandi risultati. Quando Zdenka tenta di assicurarlo da sopra con un nodo palesamente scorsoio (“Il veterinario mi ha detto che è così che si deve fare, basta essere veloci…”) il buon Rip, che è sicuramente la forma di vita più intelligente presente al momento nella cavità, opta per una fuga dignitosa e dopo aver guadato una piccola pozza di acqua gelida si sistema nella zona illuminata dall’esterno, in attesa.
Zdenka, che vede in questo comportamento la conferma alle sue improbabili teorie, ci abbandona e lo segue soddisfatta lungo il ripido pendio (“Io e Rip usciamo da questa parte, ci ritroviamo alla macchina…”). Noi, pervasi da scetticismo maschilista, decidiamo di rimanere fermi in attesa degli eventi. Dopo poco, infatti, si odono distinti rumori di frana ed ecco riapparire Zdenka da sola: Rip è riuscito a superare la rampa giungendo all’esterno, lei no. “Ci raggiungerà alla macchina” dice, con tono che non ammette repliche, ed inizia ad arrampicare. E’ così convincente che la seguiamo affascinati, discutendo di cani e delle loro capacità quasi soprannaturali. Giunti all’auto, però, nessuna traccia di Rip…. cerchiamo, chiamiamo, aspettiamo… nulla.
Ahinoi… Abbandonato il superfluo rientriamo in grotta, e dopo aver percorso le ormai note centinaia di metri odiamo strazianti vocalizzi canini giungere dalla base del famigerato saltino: Rip, evidentemente privo di GPS nonché di poteri paranormali, è ridisceso in cerca dei suoi amati padroni. Stavolta si lascia imbragare dal cappio della padrona, ed in uno sforzo congiunto volto ad evitarne il soffocamento riusciamo ad issarlo velocemente riportandolo in breve all’esterno. Si sarà anche divertito, ma una volta giunti alla macchina salta nel bagagliaio appallottolandosi: ne uscirà solo per brevi e furtive spedizioni volte al recupero delle patatine accidentalmente cadute a terra durante il nostro frugale pasto.
Tra una cosa e l’altra è tardi, anzi tardissimo! L’ansia mi coglie mentre una valanga di messaggi e chiamate non risposte saluta la riapertura dei cellulari…. Mi trovo ad un’ora abbondante (di aereo, più che di macchina) da Trieste, e dovrei essere seduto a cena con Ambra e Edox… Non oso rispondere di persona e prego Bonni di mandare un messaggio (stiamo tutti bene, arrivo prima possibile…) ma ciò non mi eviterà l’ira funesta di consorte e amico, una volta rientrato a casa. C’est la Vie…