E’ da più di un anno che continuo a rimandare l’accatastamento di un pozzetto da dieci metri disostruito presso la recinzione del mio giardino. Negli ultimi tempi, poi, ne ho scesi altri due sempre nelle vicinanze (il bello delle battute di zona fatte uscendo da casa in zavàte…). Decido che è giunto il momento di agire, prima che la situazione si complichi! Via mail riesco a corrompere Kubo e Potle promettendo lauti festeggiamenti a base di birra belga a lavoro finito, ed eccoci di buon mattino felicemente riuniti sotto ad una fastidiosissima e persistente pioggerellina.
Il Potle, per sua sfortuna, risulta il più veloce ad indossare la (lurida) tuta, ed io e Kubo subito ne approfittiamo (da veri amici) e blandendolo con collaudatissime scuse del tipo “non ha senso che scenda più di una persona in buchi così piccoli” riusciamo ad indurlo a rilevare tutto da solo, mentre noi ci occuperemo di immortalare degnamente l’impresa. Rischiamo seriamente di essere arrestati per circonvenzione di incapace, e ne siamo consapevoli, ma ormai è fatta! E poi piove…
Ci accompagna Ajka, che se ne frega della pioggia e del fango ed abbaia felice mentre raccoglie sterpi ed ogni genere di schifezze spinose che custodirà gelosamente, e per lungo tempo, nel suo cappottino di pelo-quattro-stagioni. Il primo pozzetto viene sceso e rilevato in un batter d’occhio, pur con l’incognita del karren di Damocle che incombe immane ed oscillante sull’imbocco.
Ci spostiamo quindi sul P.10, che armo con scaletta. Potle si inoltra rapido e sicuro, il che mi rallegra perchè scendere in scala è un’arte che oramai non molti padroneggiano… cerco inquadrature artistiche arrampicandomi su di un alberetto e rischiando i femori, Kubo riprende con il cellulare.
Da sotto giungono nenie inquietanti ed intraducibili borbottii… passa il tempo ed io e Kubo iniziamo ad annoiarci, per cui si decide di “migliorare l’assetto della scaletta” con un tronco messo di traverso, in puro stile “2000 Grotte”: le dimensioni dell’ingresso ne risultano fortemente ridotte, ma l’estetica… aaah, è perfetta. L’operazione, tra l’altro, provoca come è ovvio la caduta di numerose pietre ma il Potle, stoico come sempre, non si lamenta. Eccolo ritornare in superficie, appiattirsi come un criceto tra il legno e la roccia, ed uscire indenne anche stavolta!
Tocca ora alla terza grottina: breve camminata e fulminea raccolta di asparagi che integreranno il misero pasto del rilevatore e della sua famigliuola. Potle scende, Kubo riprende, io sistemo il cavalletto per un autoscatto all’uscita. Stavolta è questione di pochi minuti e siamo di nuovo insieme per la foto di gruppo: tre speleo ed un quadrupede fradici di pioggia.
Una volta raggiunta l’abitazione, affido a Kubo, sommelier per un giorno, l’apertura delle tre Kwak fresche di frigo (ma comunque non è che avessimo tutto questo caldo) e si mette mano, a tavolino, all’operato del rilevatore per eventuali aggiunte o correzioni: precauzione inutile, come sempre il buon Potle ha fatto un lavoro impeccabile. Ora si tratta solo di evitare che dimentichi i fogli da qualche parte o li distrugga inavvertitamente…