Doveroso antefatto:
Tempo fa avevo dato una mano al Potle in un suo scavo a breve distanza dall’ingresso della Grotta del Monte San Paolo 3548VG: si trattava palesemente di un secondo ingresso della grotta stessa (gran corrente d’aria) ma dato che in quest’ultima non avevamo trovato alcuna traccia dei materiali franati durante la disostruzione, era lecito sperare nella presenza, tra i due ingressi, di vani ancora inesplorati forse anche di notevole sviluppo…. o almeno questa era ormai la fervente convinzione del buon Potle. Qualche tempo dopo, un’ulteriore approfondimento dello scavo con l’aiuto di Bonni aveva portato i due baldi giovani a forzare l’ostruzione scendendo di una quindicina di metri in ambienti vergini riccamente concrezionati, sino a giungere su di una ventosissima ma assolutamente impraticabile strettoia: calata una dozzina di metri di corda nel nero e rimbombante vuoto al di là di quest’ultima, erano subito corsi nella vicina grotta senza però trovare alcuna traccia della fune nonostante le accurate ricerche: evidentemente erano davanti ad un ulteriore salone inesplorato! Ora bisognava raggiungerlo…
E così arriviamo ad oggi, quando, approfittando del fatto che ho finito presto di lavorare, propongo a Potle un’uscita notturna nella famigerata grottina…. programma della serata: raggiungimento della strettoia, disintegrazione della stessa con tutti i mezzi a nostra disposizione e successiva esplorazione “sino ad arrivare là dove nessun speleo è mai giunto prima”… Ci ritroviamo come daccordo nella piazzola a lato della strada, dove carico il mio compagno con armi e bagagli sul Land; breve percorso su carrareccia, un minutino a piedi nel buio rischiarato dalle frontali ed eccoci all’ingresso con tutta l’attrezzatura. La grotta è molto carina, ma la strettoia su cui finalmente giungo non lo è per niente: sembra assai improbabile che riusciremo a passare questa sera… vale comunque la pena di provarci ed iniziamo a darci da fare. Inizia una lunga sessione di trapanamenti, smazzettamenti e quant’altro che durerà alcune ore. Ogni tanto una breve sosta, seduti tra le concrezioni, a sgranocchiare qualcosa fantasticando sull’Oltre-Strettoia come sempre in questi casi. Alla fine, con gran gaudio di entrambi, l’ultimo spuntone di roccia cede e decido che… si passa!
Mi inoltro per primo con la benedizione del Potle e sbuco subito su di un terrazzino dove riposa tutta la corda a suo tempo lanciata…. Hummmm…. subito oltre scende un ulteriore salto sui sei metri in ambiente bello grande… smazzetto un po’ da sotto ed ecco che il Potle mi raggiunge col sorriso da un’orecchio all’altro, ma sarà per poco. Tocco il fondo e…. toh! “Qui c’è una cintura di pelle marcia…”, gli dico, “L’avevate buttata voi?” “Boh?!?” Poi noto alcune altre immondizie e le prime scritte a nerofumo sulle pareti… ormai è evidente che siamo giunti nella grotta attigua, altro che rami nuovi! Il Potle si cala a sua volta, assai depresso, riconoscendo il luogo, e mi racconta che lì aveva addirittura arrampicato da sotto fermandosi a neanche mezzo metro di distanza dalla nicchia nascosta in cui si era accumulata, non vista, tutta la corda… ironia del destino!!!
Gironzoliamo un po’ per la grotta, poi ritorniamo sui nostri passi disarmando. All’uscita un freddo boia, ma in compenso una magnifica luna piena ci accompagna sino alla macchina: è mezzanotte, e telefoniamo subito alle rispettive consorti onde evitare che allertino il Soccorso Speleologico… E’ proprio vero che il tempo passa in fretta quando ci si diverte!