Sono passati più di otto mesi, tra alterne vicende, da quando abbiamo messo piede per l’ultima volta in Malasuerte fermandoci su una strettoia soffiante…. questa è finalmente la volta buona, mi dico… ho organizzato l’uscita nei minimi dettagli per ottimizzare i risultati, affidando ad ognuno il proprio compito: disostruzione della strettoia finale, armo ed esplorazione dell’oltre strettoia, rilievo topografico di tutto quanto e ricco servizio fotografico (finalmente!!!).
Sogghigno soddisfatto, convinto che stavolta NULLA possa andare storto ma, come scoprirò ben presto, ancora una volta non ho tenuto in debito conto l’alto fattore di inaffidabilità tipico dei membri di Grotta Continua… Dovevamo essere in parecchi, ma all’ultimo momento ci ritroviamo solo in quattro a cambiarci al calduccio nel garage nuovo di zecca, ed i compiti di ognuno vanno purtroppo ridistribuiti ed inevitabilmente ridimensionati… ahi ahi…!
Si parte comunque baldanzosi con armi e bagagli, ma dopo qualche centinaio di metri Edox si accorge di aver obliato il cavalletto della fotocamera e torna alla base a recuperarlo accompagnato da Celly, mentre io e Giusto tiriamo diritto verso l’ingresso della grotta che bisogna innanzitutto riarmare: infatti in marzo avevamo tolto quasi tutti i materiali onde permettere il disgaggio degli ultimi (si fa per dire) pietroni instabili rimasti sui pozzi… e qui iniziano i problemi: vengo poco tempestivamente informato dal mio allegro compagno che il materiale d’armo era stato a suo tempo portato via e che, essendosene dimenticato, per arrivare a -70 dovremo attingere ai materiali destinati alla discesa degli eventuali rami inesplorati… fortunatamente Celly nel fornirci il necessario è stato come sempre più che ottimista sui risultati da raggiungere, e quindi non dovrebbero esserci problemi!
Mentre Giusto si infila nel pozzo d’accesso, percepisco finalmente le voci degli altri due dispersi che però non mi giungono dall’usuale sentiero bensì dal folto della vegetazione in un punto imprecisato… ???… ne chiedo perplesso il motivo ai diretti interessati i quali mi rispondono che, dopo aver scavalcato un muretto che non ricordavano, si erano persi! Da non credere, considerato il luogo ove ci troviamo… Ma le sorprese non sono finite: quando mi hanno finalmente quasi raggiunto, Edox si agita alquanto… pare che il cavalletto appena recuperato, infilato a mo’ di gladio nell’imbrago, gli sia caduto sfilandosi durante il tragitto… li vedo così tornare sui loro passi e sparire nella giungla di sommacco e rovi… Guardo l’orologio rassegnato ed attacco il discensore seguendo Giusto verso la nostra meta: mi è ormai chiaro che sarà una lunghissima giornata. Il percorso sino al fondo è rapido e piacevole (quanto può esserlo un’escursione in Malasuerte, beninteso) e ci ritroviamo ben presto nel punto cruciale dove è necessario l’intervento di disostruzione. Giusto non aveva mai visto la strettoia di persona, mi guarda allucinato ed esclama: “Ma… continua VERAMENTE… senti che aria! …ma… ma…. forse bastano addirittura pochi colpi di mazzetta e si passa ?!??? Ed è nero, oltre…” “…..”.
Sinceramente non riesco proprio a capire la sua sorpresa e gli faccio pazientemente presente che “Sì, continua, ed infatti è proprio per questo che ci troviamo qui oggi e non certo perchè amanti del fango e dei massi assassini…”. Il tapino, a questo punto, confessa l’immane cazzata che ha combinato: era convinto che fosse impossibile passare, che avremmo fatto solo un inutile tentativo di disostruzione tanto per non lasciare nulla di intentato, e quindi ha pensato bene che non valeva la pena di portarsi dietro trapano e fix… Vorrei strangolarlo, ma gli voglio troppo bene e resisto alla tentazione. Problemi di comunicazione, mi dico, ormai rassegnato: a ben poco serviranno le sole corde e l’attrezzatura in una grotta dove qualsiasi appiglio naturale ha la consistenza di una fetta biscottata ed il peso di un utilitaria… Non resta che mettersi comunque all’opera, poi si vedrà. Giusto inizia a smazzettare allargando notevolmente la fessura, poi mi cede il posto e finisco ben presto il lavoro con pochi colpi ben assestati: sembra si passi (il condizionale è d’obbligo in questi casi…)! Mi concentro, raggiungo la consistenza di uno yogurt e riesco ad inoltrarmi per poi girarmi ed allargare da dentro in modo che anche un peso piuma come lui possa raggiungermi… mentre smazzetto in spaccata su di un salto di qualche metro, parecchio materiale si stacca e precipita alle mie spalle… decidiamo che forse è meglio se scendo prima da solo per un sopralluogo, onde valutare la stabilità degli ambienti… Vado giù in arrampicata complessivamente per una dozzina di metri, facendo franare quello che posso e lasciando in loco ciò che per dimensioni mi spaventa troppo stuzzicare… insomma, la normale progressione in Malasuerte, niente di nuovo… arrivo su di un basso tratto orizzontale e mi metto al riparo avvisando Giusto che può raggiungermi con la dovuta cautela. Mentre aspetto, proseguo lungo il ventoso cunicolo ancora per qualche metro e…. TOH?! sbuco da una finestra su di un nero pozzone. Si sa che dopo aver strisciato costantemente in tane da topo, qualsiasi slargo sembra enorme, ed è difficile valutare bene da fuori… Così mi volto e mi infilo di piedi lasciandomi scivolare un po’, tasto guardingo con i trombini e mi ritrovo all’interno del baratro su di una microscopica cengetta… decisamente il Malasuerte continua ben oltre i cento metri di profondità! Sopra di me un grande camino si perde nel nulla, di fronte noto un’evidente finestra mentre le pietre che si staccano in continuazione sotto ai miei piedi si infrangono sull’orlo di un largo imbuto una decina di metri più in basso e vengono subito fagocitate da ulteriori ignoti abissi… mi vengono in mente i Nani delle “Miniere di Mòria”, che “…scavarono troppo avidamente e troppo in profondità, risvegliando il Flagello di Durin”… speriamo di non fare la stessa fine, penso tra me e me, mentre la cengetta improvvisamente cede e rimango piantato sui gomiti all’imbocco del cunicolo…
Strisciando verso la salvezza ritrovo Giusto, e lo mando ad ammirare a sua volta il panorama: non essendo dotati di ali membranose sulle scapole, per quest’oggi le esplorazioni purtroppo finiscono qui… Risaliamo e a – 70 ci raggiungono Celly e Edox, che nel frattempo hanno scattato numerose fotografie nella sala concrezionata (ma non nel resto della cavità, ahimè…) ed hanno completato il rilievo della parte nota: peccato abbiano steso la sola poligonale senza alcun disegno, il che equivale a dire che il loro lavoro andrà completamente rifatto, vista la complessità degli ambienti…. Oh Santa Pazienza, penso… Che giornata!!! Vabbè, pero ci siamo divertiti insieme ed il Malasuerte continua… cosa desiderare di più? Al nostro ritorno festeggiamo degnamente a casa mia, e già si fanno progetti sull’imminente proseguio delle esplorazioni!