“Lo speleo fuso nella sua grotta… ma questa è arte all-inclusive!!!” “Nooo… esta es MALASUERTE!!!”
Parodiando una nota pubblicità della Wind con Aldo, Giovanni e Giacomo, trovo lo spunto adatto per narrarvi di ciò che abbiamo rischiato durante le esplorazioni (non ancora concluse, ahimè…) in un nuovo abisso tra Sgonico e Gabrovizza.
Mi decido solo oggi, dopo ben otto uscite, a scrivere di questa strana esplorazione iniziata a dicembre dello scorso anno e mai apparsa sul sito (come tante altre)…
Non si è trattato di pigrizia congenita (come potrebbe giustamente sembrare), ma del fatto che, per una serie di circostanze avverse, a tutt’oggi nessuno di noi possiede uno straccio di fotografia degli interni della cavità in questione con cui abbellire un eventuale articolo… Rimedieremo, spero, durante le prossime uscite: nel frattempo beccatevi la relazione completa delle nostre peripezie, in ordine rigorosamente cronologico!
13/12/2012
Dopo essermi perso la prima nevicata dell’anno, ed aver guardato con concupiscenza gran parte della seconda dal mio semovente posto di lavoro, finalmente riesco a trovare DUE ORE libere per una breve battuta di zona pomeridiana e corro fuori di casa con Ajka.
Neve ovunque, si razzola (sia io che lei, ma per fini diversi) in allegria fino al crepuscolo lungo i bordi di un gran dolinone… alla fine sbaviamo abbondantemente entrambi, lei per il biscotto che le ho appena dato per festeggiare ed io per l’invitante e vaporoso buchetto che sto osservando tra la neve disciolta: è il secondo della giornata, ma il primo aveva pochissima aria mentre questo… eh, beh… uscita breve, ma intensa e proficua!
15/12/2012
Giusto è passato a trovarmi, e non appena informato del ritrovamento vuol vedere con i suoi occhi i due buchetti che attendono di essere disostruiti… Partiamo.
Gli mostro il primo (che aprirò la settimana seguente con il buon Edox e si rivelerà un pozzetto di una decina scarsa di metri, ben concrezionato ma inesorabilmente chiuso sul fondo) e poi passiamo al piatto forte della giornata: un piacevole venticello caldo scaturisce da un forellino e promette interessanti esplorazioni future… Per oggi, privi di attrezzature ed indumenti adatti (nonchè di tempo), ci limitiamo a togliere qualche pietra annusando avidi il ben noto odore delle profondità carsiche…
19/12/2012
Siamo io, Giusto ed Ajka. E’ pomeriggio inoltrato, è buio e lavoriamo con le frontali… quando si ha così poco tempo libero in comune bisogna adattarsi…!
Tolti faticosamente una ventina di secchi di pietrame e terra, abbiamo ormai di fronte un breve ed angusto cunicolo inclinato, ostruito al fondo da pietroni concrezionati… si scava a testa in giù. Oltre, le pietre cadono per parecchi metri, l’aria è aumentata alquanto… io e Giusto smazzettiamo senza pietà, a turno, ed ogni tanto qualcosa cede sotto il palanchino. Finalmente provo ad infilarmi di gambe e riesco a passare, ma Giusto non può seguirmi per raggiunti limiti di dimensioni corporee… è la mia maledizione!!!
Scendo per circa cinque metri in arrampicata e mi fermo su di un restringimento formato da una bella colata calcitica e molto fango secco misto a pietre: oltre la grotta continua verticale ed abbastanza larga (sembra), ma ci vorrà altro lavoro per rendere praticabile l’imbocco di questo secondo salto. Raggiungo Giusto ed Ajka all’esterno, entrambi felici di rivedermi…
20/12/2012
Oggi c’è Celly con me. Lo convinco a seguirmi mentendo spudoratamente e dicendogli che “se Giusto è passato dalla strettoia, tu ci passi comodamente, suvvia!”. Dopo vari contorsionismi, qualche “Cristo” e le solite osservazioni ansimanti sul fatto che manca una corda di sicura, mi raggiunge a -5 ed iniziamo a sbancare l’ostruzione.
Spostiamo una gran quantità di fango compatto ed assai fastidioso, erigendo un monumento all’idiozia umana in una provvidenziale nicchia laterale (ora scomparsa) e raggiungendo finalmente la roccia…
Dopo un’oretta di lavoro a mazza e punta l’imbocco mi SEMBRA transitabile: Celly si rifiuta
CATEGORICAMENTE di infilarsi nell’infima ed orrenda cloaca, e non potendo abbindolarlo con lo stesso trucco di prima mi rassegno ad una discesa in solitaria… ben presto sparisco alla vista, scendendo (sempre in arrampicata, non occorre neanche dirlo) un bel pozzetto di sette metri circa, assai concrezionato. Sul fondo molti detriti e, ovviamente, fango, mentre sulle pareti due fessure (che con lancio di pietre scopro essere più sotto comunicanti) soffiano all’impazzata! Molto bene, risalgo lasciando in loco i materiali da scavo per la prossima uscita. Purtroppo anche stavolta, nella foga dei lavori, nessuno dei due ha pensato di portare una macchina fotografica…
27/12/2012
Oggi siamo Io, Celly, Edox e Kubo. Partiamo come sempre a piedi da casa mia, non prima di aver assaporato un buon caffè.
Dopo un poderoso disgaggio ed allargamento dell’ingresso, onde permettere ad un essere umano medio di accedere alla sottostante cavità, si raggiunge (stavolta in scaletta) il fondo a -12 dove iniziamo la disostruzione delle due fessure soffianti; ci dedichiamo con fervore a quella che sembra meno rognosa, ed in effetti riusciamo in breve a crearci un varco accettabile… purtroppo oltre continua in verticale, a stringere di brutto, e nemmeno un puffo potrebbe pensare di passare li sotto se non dopo immani lavori di allargamento… ahi ahi!
Non resta che rivolgere le nostre gentili & delicate attenzioni alla seconda fessura che, sebbene sembrasse più ostica, si rivela invece molto ragionevole trasformandosi dopo breve ma intenso lavoro in un discreto ingresso di pozzo. Il salto sottostante non è larghissimo ma sembra abbastanza praticabile…
Edox rifiuta l’onore di proseguire, Kubone è rimasto all’esterno vista l’esiguità degli ambienti in rapporto al numero di speleo presenti, Celly tentenna… mi ci infilo per incoraggiarlo ed alla fine scendiamo in coppia lungo un dedalo di passaggini tra lame, massi e concrezioni, il tutto assai mobile per nostra sfortuna, raggiungendo finalmente uno slargo a circa 25 metri di profondità.
Ci godiamo la comodità del luogo passeggiando su un bel pavimento pianeggiante, liscio e concrezionato, sfondato qua e la vicino alle pareti da strani buchi nerissimi… ci accorgiamo solo dopo che si tratta di un mostruoso macigno incastrato (quanto saldamente, non è dato di sapere) sopra un pozzone di ignote dimensioni… le pietre lanciate dicono una decina di metri, ma la vastità del vuoto che si intravede sconsiglia qualsiasi tentativo senza corda… risaliamo un po’ inquieti, visto che per accedere al resto della grotta dovremo inevitabilmente stuzzicare il macigno, cosa che nessuno dei due desidererebbe fare in quanto le pareti tutto attorno sembrano anch’esse marce ed assai pericolanti… All’esterno troviamo un Kubo semi-assiderato, Bonni e Rip passati a curiosare, ed infine giunge il Potle con la piccola Maria a seguito… Tutti gioiscono delle interessanti novità. Al nostro ritorno a casa Ambra ci scatta una foto ricordo, visto che anche oggi nessuno di noi ha pensato di provvedere alla documentazione fotografica delle nostre imprese sotterranee…
8/1/2013
E’ passato Capodanno, con le sue libagioni… è tempo di esplorare!
Siamo nuovamente io e Celly, ed abbiamo avuto tempo per studiare bene le nostre mosse. Iniziamo col pulire accuratamente da fango e detriti i primi due salti, allargando dove si può, e disgaggiando i cunicoli sottostanti: purtroppo ci rendiamo presto conto che i nostri sforzi servono più che altro ad aumentare la quantità di argilla presente, mentre le pareti rimangono ostinatamente marce e franose… accontentandoci dei risultati raggiunti, ci dedichiamo ad allargare uno dei famosi fori tra il macigno e la parete, picchiettando con circospezione e rispetto l’immenso menhir che, man mano che lo osserviamo, ci piace sempre di meno.
Alla fine decidiamo di provare: Celly piazza due fix nel punto meno marcio che trova, ci attacca la scaletta e mi augura un’eventuale fine rapida e poco dolorosa. Infilo le gambe nelle fauci di pietra, augurandomi sinceramente che la grotta oggi non abbia fame, e mentre tasto sotto coi trombini scateno una piccola frana che romba nel sottostante pozzo… fortunatamente l’appoggio del masso non si trovava tra ciò che è precipitato, e sopravvivo. Dopo un attimo di riflessione mi spingo cautamente oltre. Visto da sotto, il massone è allucinante ma sembra abbastanza ben incastrato. Continuo a scendere per qualche metro fermandomi su di un ripiano: il pozzo continua sempre più stretto ed eroso, mentre alle mie spalle si spalanca un’ampia spaccatura completamente rivestita di formazioni coralloidi… Mi sposto dalla verticale e chiamo Celly, sperando che abbia altrettanta fortuna nella discesa… Una volta riuniti, optiamo risolutamente per la via orizzontale, stufi di pozzetti e frane. Sono davanti, ma quando intuisco il nero oltre un basso passaggio nella calcite lascio la soddisfazione al mio compagno: se la merita! Ed è così che giungiamo in una spaziosa (visti i trascorsi a noi sembra tale…) caverna meravigliosamente concrezionata… una stalagmite larga pochi centimetri ed alta più di due metri, completamente bianca, si erge contro la parete finale circondata da un festone di stalattiti ed eccentriche… ce la godiamo alla grande, pentendoci di non aver portato nemmeno stavolta con noi la macchina fotografica.
Tornati sui nostri passi, guardiamo con un certo disgusto il pozzetto che scende in erosione: la scaletta penzola pigramente e non raggiunge il fondo di pietrame che si nota cinque metri più sotto…”Che dici, chiude?” “Mah, così sembrerebbe… però c’è aria, e tanta…”.
Un masso gigante incombe in bilico, altri più sotto… cerco di farlo precipitare ma si inclina e con un sonoro “clunck” si incastra irrimediabilmente. Buttiamo giù il resto, per quanto possibile, ma più stacchi roba e più ne appare altra dal nulla… e fango.
Poi mi decido. Scendo sino alla fine della scala, gustandomi gli ultimi due metri in arrampicata. Le pareti sono marce, un delirio… mi muovo come se fossero fatte di costosissime Uova di Fabergè ma non basta, e durante la mia discesa crolla il crollabile. Raggiunto il fondo ravano fra i detriti e proprio sotto ai miei piedi si forma un orifizio con folata d’aria e gran casino di pietre che precipitano verso il centro della terra… sono su di un tappo, ahimè, altro che fondo!
“Speriamo che tenga…” mi dico… non ho tempo di gioire della situazione perchè un’improvvisa pressione sulla schiena mi annuncia che buona parte della parete retrostante intende copulare col sottoscritto in un amplesso verosimilmente fatale: riesco a ruotare in una perfetta mossa di judo ed evito la tragedia mentre il lastrone si sbriciola richiudendo il foro appena creato. Ne ho veramente abbastanza per oggi, e risalgo per lasciare anche a Celly la sua parte di calcare assassino: come previsto, dopo nemmeno un metro di discesa un plinto enorme apparso dal nulla come gli altri si inclina appoggiandosi affettuosamente alla sua spalla: rapida giravolta ed anche questo pietrone va ad aggiungersi rimbombando a quelli che hanno appena occluso la prosecuzione più in basso… meno male che non ero sotto! Sul fondo rimane comunque qualche pertugio dove Celly getta pietruzze ascoltandole avidamente scendere nell’ignoto per metri e metri.
Decidiamo all’unanimità che per oggi può bastare, e ci avviamo alla chetichella verso l’esterno, schivando le ultime pietre ritardatarie lungo il tragitto… siamo un po’ provati.
Alla sera, stendo uno schizzo a memoria della parte sinora esplorata della grotta che inoltro a chi non c’era… ad occhio dovremmo essere a -35.
3/2/2013
Oggi siamo in quattro, il sottoscritto, Celly, Giusto e Kubo. Avrebbero dovuto accompagnarci anche Edox e Potle, per reportage fotografico e rilievo, ma sono stati falcidiati dall’influenza all’ultimo momento, così sfuma anche per oggi la possibilità di avere foto decenti dell’interno visto che avevano loro gli illuminatori: la maledizione continua!!!
Ci dividiamo i compiti in base ai superstiti ed alle attrezzature disponibili : io e Giusto partiamo per primi armando la cavità per corda, con l’intenzione di dedicarci successivamente a disostruzione e disgaggio della parte finale della grotta, mentre Kubo e Celly seguono rilevando.
Tutto procede per il meglio e ben presto ci ritroviamo, finiti armo e rilievo, tutti insieme sopra l’ultimo pozzetto: tra gente che suda e sbuffa, altri che danno consigli (non sempre utili e/o assennati) e qualcuno che si lamenta perchè in costante pericolo di vita, insomma in perfetto stile “Grotta Continua”, inizia una lunga battaglia di due ore con un masso sui 200 kg (ricordate il “clunck” della volta scorsa?) che con mezzi a dir poco fantasiosi viene alla fine parancato in posizione ottimale permettendo di scendere in sicurezza (?) gli ultimi metri ed arrivare alla famigerata ostruzione.
Qui Giusto si scatena, creando un’instabile piramide coi pietroni precipitati in precedenza (parancare tutto su è improponibile) e riaprendo il famoso buchetto. Come nel wrestling ci diamo il cambio e scendo io, pulendo il più possibile il già disgaggiato (ma mai abbastanza) pozzetto e finendo di disostruire l’imbocco del salto tuttora inesplorato: sotto allarga, ma non troppo… e scende, ma quanto? Difficile dirlo, tra echi e rimbalzi. Quello che è certo è che continua marcio, orrendo e infido come la parte sopra… ma l’aria soffia beffarda ed ammaliatrice…
E’ tardi, e mi convinco che non avrebbe senso scendere ora… decido di provarci la prossima volta, a mente fresca, con una rapida e cauta calata che mi permetta di capire se sotto allarga… in tal caso potremmo far precipitare tutto il materiale accumulato senza il rischio di tappare per sempre le eventuali prosecuzioni.
Lasciamo la grotta armata ed usciamo, felici di essere vivi seppur contusi ed infangati.
All’imbocco scattiamo qualche foto carina delle nostre miserevoli condizioni, approfittando che c’è ancora un po’ di sole…
3/3/2013
E’ passato un mese esatto, tra impegni di lavoro e minchiate varie… è il grande giorno, oggi finalmente sapremo. C’è Giusto, c’è Celly e ci sono io, agnello sacrificale designato all’unanimità. Per non smentirci, siamo riusciti anche stavolta a ritrovarci sprovvisti di macchina fotografica… Da non credere!!! Siamo coerenti, anche nel male, non c’è che dire!
Solito percorso, soliti rischi, ed eccomi all’imbocco del pozzo. I miei compagni attendono poco sopra, nella sala concrezionata… non è il caso di passeggiarmi sopra la testa, visto il luogo.
Trovo inspiegabilmente un centimetro quadrato di roccia quasi buona e subito ci pianto un fix, fraziono, ed eccomi in pole-position… un ultimo (?) respiro ed inizio a calarmi, centimetricamente, saggiando ogni palmo della parete con la mazzetta ed eliminando tutto ciò che posso. Ed è parecchio.
La situazione, per una volta tanto, risulta migliore di quello che mi aspettavo, e dopo una decina di metri il tutto si allarga lateralmente in un bell’ambiente spazioso. Fraziono ancora e scendo sino al fondo, staccandomi dalla corda e spostandomi abbondantemente con armi e bagagli dalla verticale… sono sopravvissuto!
Chiamo gli altri, informandoli sulle novità ed invitandoli a seguirmi senza remore: disgaggeremo al ritorno, dopo aver disarmato… è tempo di esplorare! Davanti a me si apre un ulteriore salto bello largo e fondo almeno una quindicina di metri.
Giusto e Celly mi raggiungono, siamo raggianti come sempre in questi casi. Controlliamo alcuni diverticoli e pozzetti laterali poi, dopo un “cichìn”, ci dedichiamo al pozzo.
Scendo ancora io, noto massi che per dimensioni e stabilità preferirei non aver visto ma mi limito ad aggirarli con circospezione, avvertendo gli altri. Raggiunto il fondo me ne pento amaramente, in quanto non ci sono ripari… mi infilo quindi nella logica prosecuzione della cavità, un pozzetto laterale, stretto ed irto di lame in parte ricoperte di concrezioni coralloidi.
Qualcuna cede mentre mi muovo e precipita con fragore per una decina di metri. Almeno però ora ho un tetto solido sopra la testa… chiamo Giusto che mi raggiunge. A quel punto, mi faccio passare la corda (da scavo) rimasta, pianto un fix e finisco di calarmi raggiungendo il fondo. L’altimetro segna una profondità di sessantotto metri. E’ abisso!
Tutto sembra terminare, l’ambiente è piuttosto angusto e fatico a girarmi ma poi… et voilà! L’ennesimo perfido foro, stavolta in roccia viva, sbuffa un arietta bella fredda… al di là si intravede un discreto vano che si inoltra obliquo….
Le attrezzature da scavo che abbiamo dietro non permettono neanche lontanamente di ipotizzare un immediato inizio lavori, per cui rinuncio. Ora tocca a Giusto, che risale il pozzo da quindici per controllare una finestra notata durante la discesa: pendola agilmente e si infila in una saletta, dove lo raggiungo: la segreta speranza è che, scendendo, il tutto si ricolleghi al medesimo vano intravisto a -70, evitandoci gli onerosi lavori di scavo…
In effetti, dalla sala parte un pozzo il cui ingresso può essere allargato a mazzettate… Giusto si impegna, io gli do il cambio, nel frattempo ci raggiunge anche Celly. In tre riusciamo nell’intento! Ora è il turno di Celly di esplorare: fix, corda e via. Purtroppo finisce quasi subito, e ci riuniamo una decina di metri più sotto su di una definitiva ostruzione di detriti… ormai è chiaro che l’unica possibilità rimasta è proprio il fastidioso scavo a meno settanta.
Siamo comunque soddisfatti, ed iniziamo a risalire tra una sigaretta ed una chiacchierata. E’ a questo punto che vengo colto da una tremenda folgorazione: sono uscito senza prendere le CHIAVI DI CASA (succede, quando si parte a piedi e già vestiti da grotta…). Ricordo solo ora, vagamente, che Ambra intendeva uscire questo pomeriggio… non so esattamente a che ora, ma realizzo con orrore che se non la intercetto PRIMA siamo letteralmente FOTTUTI: casa ermeticamente chiusa, bagnati ed infangati nelle nostre tute da speleo, niente telefonini, senza soldi nè chiavi della macchina o abiti di ricambio… probabilmente fino a notte inoltrata… buio, freddo, probabile assideramento o lunga camminata e figura di merda in qualche pubblico esercizio… o dai vicini… ci faranno entrare in quelle condizioni???
E’ con queste deliziose immagini nella mente che schizzo verso l’esterno, lasciando ai miei compagni di sventura l’incombenza del disarmo e dell’eliminazione dei materiali rimasti in bilico o accatastati sui terrazzini.
Mi inoltro come un dannatissimo rettile nei passaggi argillosi, arranco ansimante sui pozzetti e sbuco all’aperto come Belzebù sul palco durante una rappresentazione teatrale vittoriana… una corsa (assai poco baldanzosa, lo ammetto, ma sono ormai alla frutta) verso casa col terrore di trovarla sprangata e poi… visione celestiale…
Ambra in tenuta da villico dell’altipiano che si dedica con foga al giardinaggio! Che culo, penso, mentre LEI mi osserva con palese ribrezzo lasciare impronte argillose sul vialetto.
Poco dopo arrivano a sorpresa Edox e Phil, avidi di novità, ed infine anche Giusto e Celly si uniscono alla chiassosa compagnia, lieti di potersi cambiare. Al caldo.
Racconti degli scampati pericoli e risate, accompagnate da birra e dai rimasugli di un mio esperimento (fallito) di panificazione, chiudono in bellezza la giornata. E’ nato l’Abisso Malasuerte! Speriamo di non finire “all inclusive”, la prossima volta….
ciaoo pippo vedo che lavori sempre, bel commento sull’ esplorazione
mi sa che da malasuerte si trasformera in buona sorte buona explo ciaoooo
Juaniiittooooo….. tien el pieronnnn!!!! No te preocùpe…. Noooooooooooooooooooo…. Je suis prisonnier…. AIUTEEEEEE AIUTEEEEEE!!!!!!!!
Entusiasmante leggere di questa pazza esplorazione, la grotta continua e chissà…se qualcuno prima o poi si ricorderà di portare la macchina fotografica.
VIVA MALASUERTE!