E’ la quarta uscita che effettuiamo alla Voragine di Piano Macchi, e vi partecipano Edo, Phil, Zdenka, Bonni, Kubo, Pippo e Det, oltre al sottoscritto e agli speleoamanti Tony ed Elisa.
Si prosegue l’esplorazione dei vari rami, divisi in squadre più o meno “operative”. Iniziamo le risalite, caratterizzate dalla cara vecchia pietra carnica che sembra seriamente avercela con questi speleo triestini così invadenti. Più che una risalita io e Det arrangiamo un balletto in frana verticale, che ovviamente dopo 40 metri va a chiudere… buffo, sento distintamente sghignazzare una fessura. Grotta maledetta. Pippo e Kubo portano avanti il rilievo fino al fondo, tra le inevitabili difficoltà di un labirinto di varie gallerie sovrapposte e cunicoli ammazzarotule.
Edo, Phil, Zdenka e Bonni trovano ed esplorano nuovi rami. Nel frattempo Tony ed Elisa dedicano tutte le loro energie allo scavo di un tappo di fango alla base di un pozzo; riemersi in condizioni pietose – al punto da riuscire a stento a distinguerli – dissuadono chiunque dal seguire il loro esempio, e dopo breve consultazione si decide di far rilevare a Potle il “ramo della plorda”. Grazie ragazzi! All’esterno si è ragionato sulla logistica per il futuro campo, cercando un riparo che riunisca caratteristiche di prossimità alla grotta, isolamento dai giri turistici dell’altopiano e un minimo di comfort. Alla fine, girovagando sotto una pioggerellina alquanto nociva, abbiamo individuato un paio di bunker a 5 minuti dalla grotta che rispondono alle prime due caratteristiche, ma disgraziatamente non alla terza: abbiamo finalmente il Campo Base, e ce ne pentiremo amaramente!